Beta!
Passa al contenuto principale

Titolo: I libri della settimana

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1933-11-15

Identificatore: 1933_495

Testo: I libri della settimana
Mussolini immaginario
Il titolo del nuovo libro di Franco Ciarlantini (Mussolini immaginario - Ed. Sonzogno, 1933 - L. 3) ci riporta alle celebri « Vite immaginarie » di Marcel Schwob così ricche di poesia magica. E ci riporta a quell'opera anche il clima nel quale il libro è nato. Ma bisogna subito aggiungere che il Ciarlantini non ha scritto una sua « vita immaginaria » del Duce, bensì ha raccolto una curiosa documentazione letteraria intorno alla popolarità mondiale della figura mussoliniana e al fascino potente ch'essa esercita sulle fantasie più disparate. Perchè, oltre gli episodi innumerevoli che il Ciarlantini ha collo ne' suoi vagabondaggi attraverso il mondo sulla fertilità di tali fantasie (per cui un ex-cuoco oggi industriale di conserve alimentari in California ha fatto graficamente rappresentare un suo preteso incontro col Duce, e ci crede davvero, e tanti vorrebbero vederlo, parlargli, lavorare con lui), c’è ormai tutta una letteratura immaginaria che ha per centro Mussolini., e si può cominciare l'elenco con quella tragedia Mussolini ou le constructeur che figura fra tanti libri sul Duce alla Mostra della Rivoluzione e che è opera d'un oriundo romeno, Alessandro Filimon; i personaggi sono puri simboli e l'azione si svolge in un'atmosfera di sogno, ma la tragedia è opera d'un poeta che arriva talvolta ad esprimersi. Ciarlantini che ha letto la tragedia assicura che, per quanto sia difficilissimo trasformare in mito la realtà che palpita sotto i nostri occhi, il giovane romeno dà talvolta il senso della grandezza della Rivoluzione fascista da lui sentita e seguita con amore e con simpatia. Del resto la curiosità, l'interesse, l’ardore con cui, dovunque, si volge il pensiero a Mussolini sono stati segnalali l'anno scorso su Bibliografia Fascista dal nostro G G. Napolitano, e il Ciarlantini a integrare la propria documentazione riporta alcuni limpidi periodi del Napolitano, insieme con testimonianze di Lionello Fiumi, di Romano Guarnieri e d’altri nostri connazionali viventi all'estero. Perchè mai può esercitare tanta suggestione e in terre così lontane dall'Italia un solo uomo? La risposta la dà un intellettuale americano: « Dopo il fallimento di Lenin, l'unica voce che ha continuato a echeggiare nel mondo è quella di Mussolini. Da che l'umanità ha lanciato il suo S. O. S. soltanto Mussolini ha risposto ».
Alla rassegna non mancano le voci di quegli immaginosi poeti che sono gli arabi. Un beduino lo ha cantato così: « Egli è un cavaliere non curante del pericolo; era un caporale ed è giunto sino al Ministero. Entrò negli uffici come un leone furioso, e fu riconosciuto Capo su tutti i capi ». « Mussolini è il sale della terra » dice un’altra poesia araba, e « se ogni nazione avesse un Duce, l’inferno potrebbe chiudere i battenti ». I semplici, il popolo, sentono perchè hanno il culto della grandezza e l’intuizione epica della storia: « ha nel profondo dello spirito il mistero dell'incessante divenire, è vicino al tempo mitico degli eroi ed è pronto a ricrearlo in se e nella rappresentazione dei fatti attuali ». Così l’episodio del ragazzo di Merano citato dal Ciarlantini è un simbolo.
Il figliuol prodigo
Ci riporta al movimento della Ronda un libro uscito in questi giorni col nome di uno scrittore che, dopo la Ronda, s'era quasi perduto di vista, salvo ritrovarlo di tanto in tanto nelle pagine dell’Italiano. Il libro s'intitola Il figliuol prodigo e appare nella collezione degli scrittori nuovi che il Capasso dirige per l'editore genovese Emiliano degli Orfini. L'autore è Marcello Cora. Dice Lorenzo Montano nella prefazione: « Nato sotto altra bandiera, egli con la guerra volle venire sotto quella italiana e si battè in nostra compagnia... Scienziato e tecnico, anzi maestro di tecnici, la sua professione lo mette tra coloro che più direttamente costruiscono la figura della nostra epoca, e fabbricano il progresso ». Il Cora si chiama infatti Maurizio Korach ed è nato in Ungheria quarantacinque anni fa. Le avventure del la sua vita creano uno sfondo romantico all’esperienza artistica e morale di questo scrittore che concilia nella superiore armonia degli studi la sua inquietudine e trasporta nell'arte le qualità del suo temperamento di ricercatore e di costruttore. L’arte di Marcello Cora si inserisce sul tronco della nostra tradizione migliore: egli è uno scrittore limpido, equilibratissimo, dotato d'uno stile personale e d'una vena schietta. È sintomatico che egli si trovasse a militare sotto la bandiera rondista, tra i neo-classicisti. Ma tutto in lui lo portava verso quel movimento, la serietà dei suoi studi, la sua preparazione culturale d'un eclettismo che non esclude la profondità, l'amore della scienza che è rivelazione e poesia. La letteratura italiana, che ha tutta una tradizione di scrittori scienziati i quali brillano soprattutto nel secolo XVII con luci di prima grandezza, dal divino Galileo al Redi, acquistava sotto gli auspici della Ronda un nuovo gregario venuto d'oltralpe e fatto latino. A parte quel che il Cora ha dato praticamente alla sua nuova patria e che il Montano ricorda con le parole sopra citate, restano il suo apporto spirituale, la sua partecipazione alla letteratura militante a dimostrare la forza di una attrazione che sentirono così viva negli anni precedenti il conflitto gli scrittori di confine, e che fece per esempio di Scipio Slataper un italiano esemplare come cittadino e come soldato, ma prima come artista.
Il libro del Cora riunisce scritti composti nell'immediato dopoguerra e usciti in parte sulla Ronda. Scritti di anni drammatici, e tutta la loro corposa sostanza ne freme. L'interesse della lettura va tanto alla fantasia del poeta quanto alla fermezza dell'uomo ed a quel suo modo di favoleggiare sulla realtà, di cavare il ricordo da fondi quasi mitici per riportarlo alla luce solare. Il reduce dalle trincee viaggia in un'Europa che stenterebbe a riconoscere se non vi trovasse tracce o memorie di precedenti passaggi. Ma ora le soste non sono più cosi spensierate e ridenti. Le pagine sull'Italia sono tra le più belle del libro, e sia paesaggio carattere modi di vita, tutto v’è sentito col cuore. (Questo è veramente un paese dove si deve arrivare giovani). Al Montano piace soprattutto nella prosa del Cora « quel sentiménto vivo e sotterraneo dei pericoli tra cui si muove l'uomo del nostro tempo, e di una possibile salute »: vedete il congedo, il saluto ai cadaveri delle grandi illusioni. « Quale tempo immenso è trascorso da quando incominciammo il nostro viaggio nell'infanzia e nella favola !».

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 15.11.33

Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “I libri della settimana,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 27 settembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1305.