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Titolo: Utilità e funzione dei "premi letterari"

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1931-09-16

Identificatore: 157

Testo: Un'inchiesta tra autori ed editori

Utilità e funzione dei "premi letterari"

1° Credete all'utilità dei premi letterari e alla loro efficacia come mezzo di propaganda popolare a vantaggio del libro italiano?

2° Credete che i premi possano rivelare degli autentici valori che non avrebbero altrimenti modo di arrivare al pubblico?

3° L'attuale moltiplicarsi di premi letterari non è già un indice della favorevole ripercussione ch’essi, nel recente passato, hanno avuto nella massa del lettori? O anche in fatto di premi preferite la formula: «pochi, ma buoni »?

4° Qual è l'influenza immediata del premio sulla vendita del libro premiato?

Un critico e un romanziere

Aldo Sorani, il valoroso critico fiorentino, crede all'utilità dei premi letterari e alla loro funzione benefica a vantaggio della letteratura nazionale, che ha da essere messa a contatto del pubblico più vasto.

I — Credo utilissimi i premi, non solo come stimolo e riconoscimento per gli scrittori, ma soprattutto come contributo alla creazione di una atmosfera letteraria, di un interessamento generale alla «cosa letteraria ». Questo fine sembra quello più importante da raggiungere in Italia, perchè la nostra letteratura esca finalmente dal chiuso degli stretti interessi e propositi cenacolari e professionali e divenga veramente nazionale, nel senso di toccare ed appassionare il più vasto pubblico possibile. Si giungerà a questo quando i premi costituiranno un avvenimento nazionale e non solo letterario. Ne abbiamo ora istituiti di così vistosi che, per la loro entità stessa, dovrebbero imporsi all'attenzione e alla curiosità dell’enorme pubblico non letterato che è ancora da conquistare.

II - Non credo che i premi riusciranno a rivelare autentici valori che altrimenti non avrebbero avuto modo d’arrivare al pubblico. Ma credo che, comunque, i premi dovrebbero essere assegnati a scrittori veramente promettenti ed originali ignoti al gran pubblico, e alle loro prime armi, anche se evidentemente capaci di rivelarsi con altri mezzi e per altre vie, piuttosto che a scrittori già noti e alla cui fama e alla cui consacrazione il premio non può aggiungere che un conforto pecuniario.

IlI — Il moltiplicarsi dei premi è indice, per lo meno, della commendevole volontà di fertilizzare finalmente nel modo più concreto il campo letterario, ma non ancora una prova che essi abbiano raggiunto il primo fine che si proponevano, quello della grande ripercussione. Sinora questa ripercussione non è stata che un'eco sempre letteraria di poco ondeggiante fuori della cerchia dei letterati. Che i premi siano pur molti e variamente graduati, ma differenziati e non trascurino la produzione intellettuale ch’esula dalla letteratura cosi detta amena.

IV — E' probabile, se non certo, che il libro premiato si venda, immediatamente dopo il premio, più di quanto si vendesse prima, ma sino a quando non si saranno raggiunti gli ideali cui ho accennato: un grande pubblico, un grande interessamento per la « cosa letteraria », le vendite anche dei libri premiati resteranno sempre inferiori alle speranze degli autori e degli editori.

Aldo Sorani

Pure circostanziata ed esauriente è la risposta di Delfino Cinelli.

Credo fermamente all’utilità del premi letterari come mezzo di propaganda e ho le mie buone ragioni per crederci: quel po’ di nome che mi son fatto lo devo in gran parte al premio dell’Accademia Mondadori, che venne dato nel 1928 o ’29 a » Castiglion che Dio sol sa ». Però bisogna distinguere. Vi furono altre circostanze favorevoli che aiutarono il buon successo del premio. In primo luogo il libro era già stato distinto e discusso, anche se non sempre favorevolmente, da critici autorevoli, immediatamente prima: e d’altra parte la mia posizione di nuovo arrivato, di assolutamente ignoto, dava a quella scelta un che di romantico. Non conoscevo i miei giudici, i miei giudici non conoscevano me; il libro era edito da un altro editore; Mondadori era per me un mondo sconosciuto e quasi direi irraggiungibile. L’innocenza della scelta era più che palese e il pubblico ha l’odorato fine in queste faccende. Non che lo voglia fare la menoma insinuazione a dir così; piuttosto intendo alludere a un male, forse inevitabile, che mi par questo; ed è grave.

Non si può chiedere a un artista — e le Giurie sono necessariamente composte in maggioranza di artisti — di dare il voto a un libro che vada contro le sue proprie tendenze: queste sono, devono essere, così sacre a un artista sincero che non è immaginabile, nè sarebbe onesto, che egli possa sconfessarle proprio per l’occasione di assegnare un premio. Le opere migliori fra le giudicabili sono per lui quelle che rientrano nella sua visione dell’arte. Ma per questo il pubblico qualche volta ha l'impressione del premio « di gruppo », di una intesa più o meno vagamente concretata prima del giudizio ufficiale. E da questo — poiché le male lingue non sono mal mancate, specialmente nel mondo letterario diciamo così militante, che non è poi il mondo del veri artisti — si fa presto a concludere che « è tutta una cosa preparata ». E questo è il pericolo. Io credo fermamente, io so, che le cose non stanno così, ma tale è l'effetto disastroso dei premi che non riescono a convincere il pubblico di essere sinceri, che si risolvono in un danno diretto, non solo per il libro e l'autore che avrebbero dovuto esserne distinti, ma per tutti, editori, autori, librai; e soprattutto per la dignità dello scrivere che, mi sembra, dovrebbe essere non libidine di fama ma vocazione d’insegnamento. Credo si possa evitare facilmente questo pericolo: Giurie miste che rappresentino molte tendenze, maggiore e più seria pubblicità — nel senso di render pubblico, non di batter grancassa — delle fasi e delle ragioni della scelta; i rimedi possono essere molti. Ma uno mi parrebbe simpatico per un grande quotidiano: non è una novità, ma potrebbe essere riesumato con qualche profitto: il referendum fra i lettori. In due tempi: nel primo libertà di scelta, nel secondo scelta tra i libri indicati dal maggior numero di lettori, con le debite garanzie di onestà, fascette d'abbonamento, ecc...

Delflno Cinelli

Un editore

Aldo Lozza, il gerente della antica e insigne Casa editrice milanese Giacomo Agnelli, risponde:

I — Crediamo all’utilità dei premi letterari nel caso che tutti i quotidiani se ne occupino largamente, come fa la Gazzetta del Popolo.

II — Secondo il nostro modo di vedere i premi letterari non possono rilevare valori sconosciuti, ma piuttosto consacrare autori poco noti.

IlI — Pochi ma buoni siano i « premi » e ben dotati...

IV — Non sappiamo quale influenza pratica possano avere i « premi » non avendo avuto — finora — l’onore di contare fra le nostre edizioni un libro premiato.

Aldo Lozza

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 16.09.31

Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Utilità e funzione dei "premi letterari",” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/157.