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Titolo: Utilità e funzione dei "premi letterari"

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1931-09-23

Identificatore: 167

Testo: Un’inchiesta fra autori ed editori

Utilità e funzione

dei " premi letterari"

1° Credete all'utilità dei premi letterari e alla loro efficacia come mez zo di propaganda popolare a van taggio del libro italiano?

2° vedete che i premi possano rivelare degli autentici valori che non avrebbero altrimenti modo di arrivare al pubblico?

3° L'attuale moltiplicarsi di premi letterari non è già un indice della favorevole ripercussione ch’ essi, nel recente passato, hanno avuto nella massa dei lettori? O anche in fatto di premi preferite la formula, « pochi, ma buoni »?

4° Qual è l' influenza immediata del premio sulla vendita del libro premiato?

Parte in causa...

Vernando Palazzi è in un certo senso parte in causa per aver vinto il premio Mondadori 1931:

I — Come premiato (premio del romanzo dell'Accademia Mondadori) non posso che dir bene dei premi letterari; e se mai lamentarmi che siano troppo pochi e poco cospicui!

II — Il premio letterario può certo ri velare autentici valori che non avrebbero altrimenti modo di tarsi avanti: ma forse più che l’entità pecuniaria del premio, agli occhi del pubblico è garanzia di serietà il nome dei giudici del concorso, che si vorrebbero sempre con la barba candida e d’indiscusso valore, anche perchè il pubblico diffida, non so se a ragione o a torto, che spesso i premi letterarii siano una lustra degli editori in combutta con gli autori per far della reclame a libri che in altro modo non andrebbero venduti.

III — Certo oggi i premi letterari sono troppi. Tuttavia non mi par giusto sopprimerne alcuni, come hanno fatto i Trenta. Meglio sarebbe organizzarli meglio tutti, con un’intesa tra le varie Accademie e Commissioni giudicatrici, in modo da scaglionarli più assennatamente nel corso dell’anno, invece di sovrapporli, e anche in modo da specializzarli secondo i vari tipi di letteratura Non ho mai capito per esempio perchè non si è mai istituito nessun premio letterario per le migliori traduzioni. Tradurre classicamente dalle letterature classiche e straniere è un arricchire il patrimonio della letteratura nazionale: far diventare italiani scrittori stranieri. Ma poi ognuno sa invece quanto poco risultato pratico ottengano da noi i buoni traduttori, sì che le traduzioni sono sempre in mano di guastamestieri e sono un orrore! Un premio per i migliori traduttori sarebbe un incoraggiamento utile e necessario. Altri premi si potrebbero conferire a scrittori politici o a critici o a storici.

IV — Non credo, almeno per esperienza personale, che i premi per ora influiscano molto sulla vendita dei volumi; ma in seguito, se bene organizzati, certo una qualche influenza dovranno pur averla. Quello che occorre è insi sfere, insistere, non stancarsi mai e scuotere a furia di propaganda l’inerzia o la diffidenza del pubblico. Non credo come l’amico Bompiani mostra di credere che il pubblico sia disgustato del libro per l’eccesso delia critica letteraria invece che semplicemente informativa come egli proporrebbe. La critica informativa non esiste. Quando ho detto al pubblico che è uscito or ora un romanzo in cui ci sono due campagnoli fidanzati che il parroco non vuole sposare per le ingiunzioni di un signorotto prepotente, il pubblico non è affatto inrvogliato a leggere I Promessi sposi; perchè dal mio arido riassunto esso non sa ancora se si trova dinanzi a un capolavoro o a una sciocchezza. Del resto anche il riassunto semplice di un libro è sempre una critica letteraria: perchè chi riassume non può non far capire il suo giudizio. Ma poi il riassunto informativo gioverebbe davvero alla vendita di un libro? O non toglierebbe invece anche quel po’ d’interesse che il pubblico avrebbe pel fatterello? E i libri dei frammentisti, dei poeti, dei critici, come si riassumerebbero?

Fernando Palazzi

Un editore

Giuseppe Caccia, direttore della Società Editrice Intemazionale di Torino, che svolge con la sua molteplice attività opera altamente educativa ed ha assegnato parecchi premi ad opere narrative soprattutto per la gioventù, risponde:

I molti premi letterari dovrebbero giovare alla rinascita del libro, quando il loro regolamento, ispirato sempre a concetti universali, non tosse poi, in pratica, piegato a tendenze transitorie del gusto. In altre parole: in un libro premiato si vede quasi sempre in forma troppo sensibile riflessa la ricetta che domina il gusto personale dei giudici. Così ci si serve dei premi per avvantaggiare una scuola, una fazione letteraria, senza alcuna preoccupazione di ciò che può essere gradito alla massa dei lettori. Quale dei libri premiati sin qui, può dirsi veramente festeggiato dal popolo? Violenza contro le deviazioni, i traviamenti del gusto popolare, sì; ma in senso correttivo e educativo. Il disamore del popolo alle nuove forine letterarie è in gran parte dovuto alla mancanza di un elemento che dominò la fioritura romantica dell’Ottocento: la fantasia. Unite a tutto questo l’aridità di cuore e lo scetticismo di quasi tutti gli autori per le cose più semplici. I premi, comunque, valgono ad avvantaggiare le sorti del libro italiano. Se la pubblicazione del libro premiato è fatta tempestivamente, quando cioè è viva ancora nel pubblico l'attenzione verso il nome favorito dalla giurìa, la vendita ne è grandemente avvantaggiata.

Un esempio? « Cuori in cammino » di Milly Dandolo, vincitore del nostro premio di L. 10. 000 per l'anno 1930, pubblicato nel dicembre dello stesso anno, a pochi giorni cioè dall'assegnazione del premio in varie migliaia di esemplari, è oggi quasi esaurito e d'imminente ristampa.

Giuseppe Caccia

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 23.09.31

Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Utilità e funzione dei "premi letterari",” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/167.