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Titolo: Il ritorno - Andrea Felice Oxilia

Autore: Nicola Moscardelli

Data: 1931-09-30

Identificatore: 174

Testo: La rivista dei libri

Andrea Felice Oxilia: Il ritorno -Liriche (Al tempo della fortuna) — Roma - Pagine 100 - L. 12.

Una gradita sorpresa sarà questo libro per ogni lettore. Andrea F. Oxilia, giunto sul limitare quasi della morte, salvato, ritorna alla sua casa: e il libro non è che la trasfigurazione lirica dell’angoscia di allora e della gioia di oggi. Spessissimo succede a coloro che fanno materia di canto o di racconto i propri fatti personali della vita quotidiana, che quei fatti non riescano a liberarsi dalla ganga della contingenza personale e non giungano alla necessità universale, che sola giustifica il contenuto di un’opera. Per un miracolo davvero memorando, l’Oxilia ha saputo e potuto trasmutare il proprio dolore e la propria gioia in dolore e gioia di tutti,

Bisognerebbe citare e citare per autenticare queste affermazioni: ma basterà leggere « Le manine »: sono le manine dei bambini alle quali il padre, nel momento del maggior pericolo, si aggrappava « con l’estremo pensiero in voi fisso, — aggrappandosi a voi come a sostegno che non cede, — l’anima dava al corpo la forza e la fede — di risalire dal vorace abisso »; oppure « Girotondo »: il poeta ode i bambini cantare nella quiete pomeridiana e rivede «... una casa lontana, — un tralcio al muro di gelsomini; — fra i panni, al sole, dell’altana — grandi occhi di mare, turchini ». « All’alba, il vento di tramontana nei tabernacoli spegne i lumini... — Sulla dormente favola umana — viaggiano gii astri mattutini »; o « Le orme » della vita della madre che il poeta ricalca ora in pio pellegrinaggio « In quella vecchia casa, o Madre, nascesti, — in questa stradicciuola che scende alla ricurva marina, — Qui passasti con i tuoi piccoli piedi di bambina, — con le prime parole con i meravigliati gesti », la casa dove giovinetta ella sognò e donde mosse, sposa, finché « ora, o Madre, le tue diverse immagini io fondo in una sola, suprema: quella del sorriso... — lo stesso con cui sei entrata, o santa Madre, certo, in Paradiso ».

Ma il punto più alto della commozione e dell’arte è, credo, raggiunto, nella « Passeggiata »: il poeta esce tenendo la sua bambina per mano, raccontandole una favola « e, sostando, io comincio sommesso mentre l’ombre inazzurrano i pensieri e la sera »: A un tratto « rimpicciolisce nella tua la mia mano, la tua spalla sale... — Rifatto bimbo, cammino accanto alla soave gonna — di colei che mi fu madre, e avea l’anima e il viso dolci di una Madonna... — Andiamo finchè mia madre si identifica con mia figlia;

— finchè io riprendo con questa, per confondermi in altri a mia volta, la via — tracciata dal perenne amore, dall’alta legge, dall’arcana armonia ». Poesia, come si vede, d’altri accenti nella sua semplicità; consolatrice nella sua malinconia, per la quale vale il detto del poeta stesso: « C’è sempre qualcuno per cui la nostra pochezza può valere,
— qualche bocca assetata che a una ciòtola di legno si contenta di bere,
— e se attraverso il canto l’anima appena una luce remota intravede,
— anche la poesia non è inutile, ma feconda come l’amore, operante come la fede ».

Nicola Moscardelli

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 30.09.31

Citazione: Nicola Moscardelli, “Il ritorno - Andrea Felice Oxilia,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/174.