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Titolo: Il libro del giorno

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1934-10-31

Identificatore: 1934_454

Testo: IL LIBRO DEL GIORNO
Impiegato in un borgo di provincia, la pubblicazione d’un libro lo trae fuori dal suo angolo d’ombra e gli apre la strada della città dove gli viene offerto un posto in un ufficio di rappresentanze di Case cinematografiche americane. Così ha inizio l’avventura di Stefano Marra, protagonista del nuovo romanzo di Carlo Salsa
« Belladonna »
uscito nelle edizioni Ceschina (Milano, L. 10). Il primo contatto Stefano l’ha col direttore dell’ufficio, Patrizio Mari, il quale essendo come suol dirsi arrivato largisce a Stefano una specie di protezione benevola, generosa di consigli e di avvertimenti « per il suo bene ». Stefano ha a Torino una giovane amica, Germana, che l’ha seguito ciecamente nei tempi di magra e che ora che la sicurezza dell’esistenza è giunta egli si decide a sposare. Senza entusiasmo tuttavia, chè ha intorno al matrimonio più d’un pregiudizio e lo considera un’istituzione rimasta allo stato primitivo in un secolo in cui la velocità è signora. Ma Stefano è un tormentato e un complicato, soprattutto uno che ha bisogno di dire sempre la verità in faccia: residuo forse della vita sincera, naturale ed eroica della trincea e delle abitudini contratte lassù. Quindi niente ipocrisie, neppure le necessarie alla pacifica convivenza civile. La quale ha le sue esigenze, specie in un ambiente come quello in cui Stefano sta per entrare: lo mette in guardia appunto contro i pericoli e i tranelli che lo aspettano un amico, il Parisi, che ha interessi nella combinazione cinematografica e ha raccomandato personalmente Stefano per il posto: «L'ambiente nel quale verrai a trovarti lo conosco, più che per la mia qualità di consigliere, per una cronica curiosità di esploratore. Esso è assai difficile, specialmente quando si ha il malanno di possedere il tuo carattere diritto, duro, leale, sdegnoso, qualità tanto raccomandate dalla retorica quanto avversate dalla vita ».
Il nodo del romanzo di Carlo Salsa sta qui, in questa sorda lotta della vita contro l’inadattabilità di Stefano. Le fasi del contrasto sono preparate con perizia, gli elementi dosati a dovere: e i caratteri dei personaggi illuminati dal di fuori anche per via d’un dialogo sempre vivace e pittoresco. L’ambiente è illustrato bene; e gli urti cominciano appena Stefano v’ha messo piede. Ha sposato Germana, ora ha una casa, delle consuetudini borghesi, ma naturalmente è lungi dall’essere felice. Si sente prigioniero della normalità, e non tace il suo disprezzo per i mediocri e i fanfaroni. Motivo per cui si crea subito un sacco di nemici dentro lo stesso ufficio, che lo sorvegliano e lo spiano. Un giorno gli appare una fanciulla, Lia Falconieri, destinata forse a salire nel teatro o nel film, e se ne innamora. Da questo punto il romanzo diventa la storia dell’amore di Stefano e di Lia, una passione calda e sincera da parte di lui, bilanciata e capricciosa da parte della donna, che resta sempre al di qua del limite. Lia si diverte ad esasperarlo; e gli episodi d’un soggiorno estivo al mare creano a Stefano una situazione grottesca, ch’egli rompe andandosene. Ma Lia se la porta nel sangue. Tornato in città, trova Germana che non l’ha seguito al mare e nota nel suo contegno qualche cosa d’insolito. Interroga, vuol sapere. Germana gli dice che da qualche tempo il Mari la perseguita con le sue assiduità. Stefano affronta il direttore, e ne segue un duello clamoroso, con strascico, da parte dei cortigiani del Mari, d’una campagna di calunnie e insinuazioni contro Stefano, presentato come un poco di buono, un ricattatore, che ha finto di reagire contro il Mari perché costui non ha voluto sottostare alle sue imposizioni, ecc. In breve l’opinione pubblica è contro Stefano. L’unico a non stupirsene è il sereno filosofo Parisi: «L’odissea è fortemente caratteristica. Nessuno meglio di te era indicato a subirla. Naturale. Quelli sono dei furbi; tu sei soltanto intelligente».
E questa potrebb’essere la moralità del romanzo se la necessità di sciogliere le fila dell’intrigo non spingesse il Salsa a riportare in scena Lia fidanzata e poi sposa di un giovanottone con tanto di cuore. Esattamente tradito dopo quaranta giorni di matrimonio. Ma non con Stefano. Stefano è sempre innamorato di Lia («un avvelenamento di belladonna », egli dice) e tocca proprio a lui, per una beffa del destino, a scoprirne la colpa. Lia, nei giorni del duello e della campagna ostile, finita poi con la disgrazia del Mari in seguito ad una inchiesta sulla gestione dell’azienda, lo ha incontrato e lo ha chiamato sprezzantemente spia. Questa parola gliela rimandano ora, nell’atto in cui egli avverte il marito del tradimento, i muri stessi, i marciapiedi delle strade, le cose intorno. In una specie di delirio, Stefano vede l’altro che corre via, a ucciderla. Scomparsa Lia, egli non ha più nulla che lo interessi al mondo. È solo della terribile solitudine di coloro che nella vita non si sono costruiti solidi affetti, non si sono ancorati a una fede. Malati di egoismo cerebrale dei quali la vita si vendica. A Stefano par di sentire, nel pianto di un bimbo lontano, il pianto di colui che avrebbe potuto nascere ed egli non aveva voluto: d’una creatura che non sarebbe ormai più tornata e che « avrebbe invece potuto viver lì, vicino a lui, ad occupare con la sua piccola figura quella solitudine... ».

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 31.10.34

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Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Il libro del giorno,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1819.