Cose veramente udite... (dettagli)
Titolo: Cose veramente udite...
Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli), Tabet
Data: 1934-12-05
Identificatore: 1934_508
Testo:
PRIMIZIA DELL'ALMANACCO
Cose veramente udite...
Uscirà a giorni l’Almanacco Letterario Bompiani 1935, compilato da Valentino Bompiani e da Cesare Zavattini. Esso riserba, come sempre, delle grosse sorprese per i suoi lettori. Oltre alle consuete rassegne, che costituiscono un vivace, completo e illustratissimo panorama dell’annata politica, letteraria, artistica e culturale, in Italia e all’estero, l’Almanacco offre, tra l’altro, due cose, per così dire, memorabili, cioè un’antologia inedita degli scrittori e dei disegnatori umoristi italiani e una storia letteraria degli ùltimi 25 anni « a uso dei ragazzi » dovuta alla penna di Raul Radice. Ma il pezzo forse più ghiotto è una « conversazione letteraria » che si compone di brevi frasi captate sulla bocca degli scrittori o rapite alle loro lettere private o a loro pagine inedite. Il compilatore immagina di trovarsi in un salotto milanese, una sera di novembre, nel quale si sono dati convegno alcuni scrittori tra i più noti e fa dire loro non cose inventate, ma cose realmente dette o scritte, unendole in una fittizia conversazione, con quel tono per lo più svagato, quasi da soliloquio, che hanno appunto tali conversazioni.
« Li ascoltavo — dice il compilatore — nascosto dietro un grande vaso di Sèvres. Erano composti, nobili. Così conversavano, e il modo era nuovo: prima parlava l’uno, poi l’altro. Qualche applauso, ogni tanto, con piccole mani di velluto ».
Ecco alcune battute della conversazione.
Carlo Linati: « L’acqua è la moralità della nostra terra lombarda ». (Poi si alza, prende dal tavolo l’ultimo libro di Faulkner e corre via perchè il tram per Rebbio parte fra breve).
Alberto Moravia (a Angelo Gatti): « Spiegavo l’altra sera a Cremieux... »
Arturo Martini a Cardarelli: « La nostra è un’epoca di colossi. Queste mie mani sfiorano la divinità. Ma gli antichi possedevano la chiave e noi no ».
Vincenzo Cardarelli (a Martini): « È dal 1912 che ti osservo e ancora non mi si è spianato il ciglio ».
Silvio Benco (ospite di passaggio; egli non si muove mai dalla sua Trieste. Non è come Umberto Saba per il quale ogni occasione è buona quando si tratta di far qualche parola intorno a Freud con i veri amici delle cento città. Benco sta attaccato alla sua terra godendo le ore e i minuti): « La cosa terribile dei letterati è che le distrazioni dalla letteratura son ancora letteratura. Dopo la guerra, quando corsero i tempi brevi e avventati della follia, usò per un paio d'anni nelle nostre campagne e nei nostri sobborghi salutare il Capodanno tirando colpi di pistola dalle finestre. V’erano certi vicoli, tra alti muri, su le colline, dove si poteva capitare tra le salve di gioia incrociate e non uscirne più. Anche in quei momenti il letterato, di la passando, mentalmente componeva il suo scritto ».
Francesco Pastonchi (infilando i guanti più belli del mondo): « Il tempo impingua (e donne e smagrisce gl’ideali che amammo ». (Anch’egli se ne va; deve prendere il treno per Cantù).
Enrico Piceni (parla di Arnaldo Cipolla); « Non solo viaggia molto, ma ha anche assunto i caratteri somatici di una valigia ».
Angelo Gatti; « Per me l'avvenire non conta. Il presente non conta. Tutta la mia vita è nel passato. Ogni giorno che passa io lo allaccio al precedente.
Noi abbiamo l’età che ci separa dalla morte ».
Orio Vergani (è triste, ciò che dicono intorno a lui non lo interessa. Vedo che si appoggia a Paolo Monelli e gli dice qualche cosa in un orecchio. Poi più forte): « La mia biografia letteraria è questa: Ho flirtato con Tozzi, mi sono innamorato di Pirandello, e l’ho tradito con Ramon ».
Adriano Grego: « Nelle poche ore che l'ufficio mi lascia libero, accudisco a qualche lavoro in grande ».
Alfredo Mezio (rivolto a Barilli di cui sta facendo un disegno dove B. appare come un leone ammansito e gonfio di spleen): « Vuoi che ci aggiunga qualche macchia? ».
Bruno Barilli (congedandosi): « Parto. Vado a Perugia a riprendere un paio di scarpe ».
Giuseppe Ungaretti (assorto); « Tutti mi saccheggiano... ».
Renato Simoni (a Biancoli): « Caro Biancoli, tu sei decisamente molto meno bello di Paola Borboni ».
Oreste Biancoli: « Non è che io sia meno bello, sono un altro tipo ».
Diego Calcagno (alla contessa R. Si alza per prender congedo): « Permette, contessa?... ».
La contessa R... (gentilmente): «No».
Diego Calcagno (torna a sedersi).
Arnaldo Frateili: « Tutti i giorni si impara una cosa nuova. Amalia Guglielminetti è stata la madrina di guerra di Paolo Monelli ».
Guido Manacorda (improvvisamente): « Non è vero che la tragedia rappresenti la necessità immanente della vita e insieme la sua realtà insuperabile La tragedia è superata dalla realtà trascendente e suprema della beatitudine. Sopra la Crocifissione sta la Resurrezione ».
Eugenio Bertuetti: «Scommettiamo? ».
Diego Valeri (a Gino Damerini): « C’è sempre chi si crede in obbligo, quando si occupa delle mie cose, di togliermi delicatamente l'illusione, nella quale immagina ch'io sia, d’essere un grande poeta. Ma, santo Dio. credono proprio che non sappia vedere da me come son fatti i grandi poeti, dico quelli grandi davvero, e che non abbia in casa un onesto specchio in cui misurarmi a mio comodo? Ricordati di quel che dice Paolo nel V capitolo dell’Hesperus: « Sarei ben sciocco se non notassi la gran quantità d’inverosomiglianze di questa storia; ma ben le scorgo io tutte ancor prima dello stesso lettore, poiché tutto è stato letto prima da me ». Appunto questo vorrei far sapere ai miei critici (dopo averli ringraziati dell'onore, si intende): che tutto è stato letto prima da me... D’altronde capisco, i critici non han torto di picchiare e ripicchiare su quel tasto: ci sono in giro tanti scrittori che non sanno leggersi... ».
Goffredo Bellonci (a Formiggini che entra in quel punto): « Addio bel giovane ».
Formiggini: « Ciao, vecchio ».
F. T. Marinetti (ad Adriano Grande, tenuto fermo da Corrado Pavolmi): « Il movimento futurista italiano è attualmente tutto proiettato nelle sue ricerche di aeropoesia, aeropittura e aeromusica che costituiscono tre primati italiani. L'aeropoema del Golfo della Spezia, che fu da me declamato in clamorose serate, offre un primo esempio tipico di una lirica parolibera assolutamente aerea, staccata dalla Terra quanto da ogni tradizione letteraria. Questo aeropoema, in gran parte consacrato all'esaltante gioia feroce delle battaglie aeree, ha molli punti di contatto con le belle aeropitture audaci esposte alla Biennale di Venezia. Dall’inizio del Futurismo ad oggi nacquero poesie e pitture con aeroplani e città viste dall’alto per soggetto... ». (Per lungo tempo le parole di Sua Eccellenza non giungono distinte). «... Questa simultaneità di dinamismo aereo è anche la naturale fonte d’ispirazione dell’arte plastica murale polimaterica che trionfa oggi nella Mostra Nazionale di progetti per l'Edilizia Fascista, a Genova. Durante le manifestazioni di questa Mostra si svolgerà un Congresso di naturismo futurista seguendo le tracce del primo Congresso del mese di settembre! Ma l'attenzione dei cenacoli letterari è rivolta in modo speciale all'originalissima gara di poesia da me ideata sul tema « Gli affari del primo porto mediterraneo: Genova». Questa gara vuole essere e sarà una rivoluzione profonda nel campo delle immagini e dei temi poetici ». (A questo punto squilla il telefono: Luigi Bonelli annuncia che il premio Nobel è stato dato a un italiano. Guido da Verona impallidisce. Guido Milanesi arrossisce. Appena l’uno s’accorge dell'altro, Milanesi impallidisce, Da Verona arrossisce).
Conversazione letteraria. Da sinistra a destra: Sabatino Lopez, Borgese, Gino Rocca, Franci, Raffaele Calzini. (Disegno di Tabet).
... un giovinetto, cui Pastonchi impartì il crisma delle lettere, trepidante affidava all'acque editoriali una sua « vela », mentre Virgilio Brocchi lo guardava con invidia. (Disegno di Tabet per la « Storia letteraria degli ultimi trent'anni spiegata ai ragazzi » da Raul Radice nell'Almanacco Letterario Bompiani).
Collezione: Diorama 05.12.34
Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli) e Tabet, “Cose veramente udite...,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1873.