Somalia storica ed Etiopia leggendaria (dettagli)
Titolo: Somalia storica ed Etiopia leggendaria
Autore: Lorenzo Gigli
Data: 1935-04-03
Identificatore: 1935_165
Testo:
LETTERATURA COLONIALE ITALIANA
Somalia storica ed Etiopia leggendaria
Il difensore di Lugli - Romanzo delle tribù etiopiche - Contributo alla conoscenza dell'Eritrea e della Somalia - La Scuola etiopista italiana
Oltre a Gaetano Casati, la cui avventura africana ha ispirato il recente romanzo di Riccardo Bacchelli, un altro pioniere dell'Italia coloniale è entrato nella nostra letteratura narrativa: il novarese Ugo Ferrandi, la cui eroica azione nella difesa di Lugli è stata efficacemente rievocata ed artisticamente rappresentata da Riccardo Marchi nel romanzo che si intitola La sperduta di Lugh. Sul Ferrandi, uno dei primi testimoni ed attori della penetrazione italiana in Somalia, torneremo prossimamente di proposito per illustrarne come merita la figura e l'attività. Qui vogliamo segnalare ai lettori il romanzo del Marchi come quello che restituisce il suo carattere all'atmosfera particolare d'un'epoca non felice della vita italiana e per contrapposto solleva dalle bassure del tempo, per farne un annunciatore dell'avvenire, la romana medaglia imperiale del difensore di Lugh, la cui opera militare e politica, la cui passione ardente e la cui fede devono essere additate agli italiani di Mussolini come un esempio. Inoltre il Ferrandi ha lasciato un libro su Lugh che costituisce una delle più pregevoli documentazioni della nostra politica africana. Lugh è un centro della Somalia italiana a più di 450 km, a nord di Chisimaio, sulla riva sinistra del Giuba. Vi giunse nel marzo 1893 un distaccamento della spedizione Bottego; nel 1895 la Società geografica italiana vi stabilì una stazione retta prima dal Bottego e poi dal Ferrandi, che difese strenuamente quel fortino contro le orde indigene. Oggi il posto di Lugh, sentinella avanzata della nostra prima conquista coloniale, e l'importante centro portano, a perpetua consacrazione della gloria del difensore, il nome di Lugh-Ferrandi.
Di simili pagine eroiche è piena la storia della nostra conquista coloniale, ed è da augurare che, dopo il Marchi e il Bacchelli, altri scrittori vi attingano: sarà anche questo un modo per far marciare la letteratura al passo coi tempi, poiché i temi degni di elaborazione artistica e di sintesi poetica non mancano davvero. Un altro recentissimo contributo atta letteratura narrativa di soggetto africano lo dà il colonnello Vittorio Tedesco Zammarano con un romanzo uscito proprio in questi giorni nette edizioni Ceschina. Titolo: Auhér, mio sogno. Dell'autore abbiamo parlato nel precedente articolo: egli è scrittore assai efficace e brillante, viaggiatore ardito e ha al proprio attivo libri di riaggio e di caccia grossa, nonchè alcune relazioni scientifiche per conto del Ministero dette Colonie e di Società di esplorazione. Questo « romanzo di terra lontana » ha per sfondo l'Africa orientale, e precisamente l'Etiopia, rappresentata nel suo carattere primitivo e leggendario; in particolare l'Etiopia delle tribù meno conosciute. Anche questo è un « libro del momento », e data la competenza dell'autore e la sua conoscenza dei temi africani, va indicato all'attenzione del pubblico.
Del resto, per una più esauriente messa a punto della bibliografia coloniale italiana rimandiamo all'ottimo volumetto bibliografico edito a cura di A.V. Pellegrinetti dalla Confederazione nazionale dei Sindacati fascisti professionisti e artisti, dov'è data notizia ragionata delle pubblicazioni che riguardano le nostre colonie, anche di quelle recenti e importantissime del Cerulli, del Conti-Rossini, di Corrado Zoli, ecc.
Ma, per quanto riguarda particolarmente l'Africa Orientale, gioverà la consultazione del volume dedicato dalla Rassegna Italiana all'Eritrea e alla Somalia, dove queste colonie sono illustrate in tutti i loro aspetti storici e attuali: dalla loro importanza nella storia politica e diplomatica della Nazione italiana all'opera rivalorizzatrice svoltavi dal Fascismo, dallo studio delle vestigia d'antiche civiltà atta loro « carta fondamentale », dallo sviluppo economico atte opere pubbliche e atta rinascita agraria. Sono panorami che apparentemente esorbitano dalla cronaca strettamente letteraria; ma noi dobbiamo tenerne conto, prima di tutto per il loro valore documentario dal quale non è possibile prescindere anche da parte di chi si prepari ad affrontare un tema coloniale con intenti squisitamente artistici (a costui, infatti, tali panorami offrono un materiale di prima mano preziosissimo e schemi storici d'un valore assoluto), e poi per l'autorità degli scrittori che vi hanno collaborato con conoscenza completa dell'argomento, da Emilio De Bono a Maurizio Rava, da Carlo Schanzer ad Alessandro Lessona, da Biagio Pace a Riccardo Astuto e a F.S. Caroselli.
Abbiamo citato più su il, nome di Enrico Cerulli. Egli è l'autore di un'opera in due volumi, Etiopia occidentale, che merita un posto d'onore netta bibliografia africana più recente. Il Cerulli si è recato sui luoghi armato d'accurata preparazione etnico-storico-linguistica, e pertanto il suo lavoro va citato non solo per il quadro complessivo che riesce a dare della regione e delle sue genti, ma anche per la serietà di metodi e di intenti che lo colloca su un piano superiore, in precisa continuazione dell'impresa Cecchi-Chiarini da noi ricordata nel precedente articolo.
Sempre per restare in Etiopia, ecco i due volumi Nella terra dei Negus di Lincoln de Castro, che è opera, sì, dell'anteguerra (come il libro sull'Abissinia di Carlo Annaratone precedentemente citato) ma ancor oggi consultabilissima per trarne conoscenza delle condizioni sociali e soprattutto climatiche e sanitarie dell'impero etiopico. Ed ecco soprattutto la monumentale Storia d’Etiopia di Carlo Conti-Rossini della quale per il momento è uscito solo il primo volume. Nè, parlando del Conti-Rossini, si può tacere della insigne scuola ettopista italiana che deve la sua origine ad Ignazio Guidi, oggi novantaduenne, la cui mirabile attività è continuata da un gruppo di degni discepoli, tra i quali il figlio del Guidi, Michelangelo, il Conti-Rossini, il Gallina, ecc.; scuola che si è creata a buon diritto una fama di specializzazione che ha risonanza mondiale.
Dai limiti letterari delle nostre rievocazioni africane esorbitava forse questa messa a fuoco bibliografica. Ma abbiamo voluto farne argomento del nostro secondo articolo, anche per venire incontro al desiderio di molti lettori che in questi giorni hanno espresso alla Gazzetta del Popolo il loro plauso e il loro consenso per la iniziata rassegna della letteratura coloniale italiana, mezzo quanto mai efficace per richiamare l'attenzione delle nuove generazioni su una tradizione letteraria coloniale troppo a lungo e ingiustamente disconosciuta.
Lorenzo Gigli.
Esploratori italiani dello spartiacque tra i bacini Nilo-Congo. Da sinistra a destra: Gaetano Casati, Romolo Gessi, Giovanni Miani, Carlo
Piaggia, Pellegrino Matteucci.
Collezione: Diorama 03.04.35
Etichette: Letteratura coloniale italiana, Lorenzo Gigli
Citazione: Lorenzo Gigli, “Somalia storica ed Etiopia leggendaria,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2074.