Bancarelle e muriccioli (dettagli)
Titolo: Bancarelle e muriccioli
Autore: Ettore Romagnoli
Data: 1935-05-08
Identificatore: 1935_208
Testo:
Bancarelle e muricciuoli
Fu bibliomania pura ed essenziale, perchè scevra di qualsiasi interesse di cultura e di studio. Fu la caccia per la caccia, diretta a scovare il libro raro o interessante, con lo stesso ardore che gli eroi dei vari romanzi d’avventura consacrano a cercare un’isola misteriosa, un tesoro, un famigerate delinquente. Uscivo di casa la mattina, e via per tutti i negozietti e le bancarelle di Roma, che io conoscevo ad una ad una, come un buon suonatore la tastiera del suo pianoforte. E la fortuna, per dire la verità, mi aiutò sempre poco. Libri preziosi, quasi mai. Ossia, ne avrei trovato qualcuno; ma sempre il rivenditore era conscio della sua rarità; nè io li comperavo: prima perchè non avevo quattrini. poi perchè il vero bibliofilo, al pari di tutti i maniaci collezionisti (vedi Balzac, Cousin Pons), non pregia il «pezzo» se non quando può averlo a buon mercato. E non tanto per il risparmio, quanto per l'ineffabile gaudio di farla in barba al rivenditore, quasi sempre ignoranti, ostile e aborrito.
A poco prezzo trovai soltanto un piccolo Orazio del Didot. Un gioiello anche negli esemplari comuni. Ma in quello che mi capitò sott'occhio, tra una quantità di noiosi e pomposi libri araldici si leggevano, a pagina 4 della prefazione, le seguenti magiche parole: « Pour quelques exemplaires la photographie, cette merveille de notre siècle, a produit les dessins mèmes de M. Barrias, dont on pourro ainsi posseder aufant d'originaux réduits à de moindres proportions ».
E in questa copia non c’erano solamente le fotografie dei disegni del Barrias, ma anche quelle di sei meravigliosi paesaggi oraziani dipinti dal Benouville. Un gioiello, assolutamente: e non so quante copie ne esistano, ma certo assai poche. Nel Brunet non l’ho visto registrato.
E fu, si può dire, l’unica fortuna. Invece più d’una delle mie scoperte si aureoló d'un alone di mistero. Ricorderò i due casi più tipici.
Primo, l'Isaotta Guttadauro, edizione, magnificamente illustrata, de la Tribuna. La trovai a uno dei mercoledì, tanto inferiori alla loro fama, di Campo dei Fiori, tra un mucchio di cartacce e di insignificanti edizioni Sommaruga. Squinternato, e molte pagine assai macchiate d’acqua: così a prima vista, da buttar via.
Invece, lo raccolsi amorosamente, mi assicurai, pagina per pagina e illustrazione per illustrazione, che fosse intero, e, avutolo per pochi soldi, lo portai dal mago della legatoria. Aristide Staderini.
E qualche giorno dopo lo riebbi fresco, nuovo, magnifico, con urta rilegatura di morbidissima pergamena e sericea tela verdognola, da far impazzire dalla gioia qualsiasi bibliofilo. La mia fu tanta, che non potei più separarmi dal volume, e lo portai con me in tutti i miei viaggi.
E di qui vennero i guai. Perchè, avendolo portato a Catania, quando giunse l’ora del ritorno a Roma, lo chiusi nel baule, il baule andò nella stiva d'una nave, la stiva fece acqua, e l'acqua rovinò un’altra volta il libro, distruggendo la legatura e inzuppando le pagine. Lo tenni un po’ di tempo così, poi lo feci di nuovo rilegare a Padova. Il secondo restauro non valeva certo il primo; ma, insomma, il volume era ancor presentabile.
Quando, una quindicina d’ anni fa, giunsi a Milano, cercando su una bancarella della Loggia dei Mercanti, trovai un vocabolario milanese - italiano di Francesco Cherubini. E tra i fogli del vocabolario, una busta che conteneva una ventina di disegni a penna, su fogli di cartaccia disparati e sgualciti. Mi parvero interessanti, e di mano maestra. Non feci troppe domande al rivenditore, per non mettergli quella famosa pulce nell'orecchio. E chiesi il prezzo.
« Si vende — mi rispose — insieme al dizionario ». Obiettai che il dizionario non mi serviva, ma fu inutile: senza concedermi ulteriori spiegazioni, dichiarò che per lui era un punto d’onore non distaccare diségni e dizionario. « Insieme son nati e insieme devon morire ». E io dovetti striderci e portare a casa appaiate le due entità disparatissime.
Non ho mai potuto capire che significassero quelle parole del rivenditore, di colore davvero peggio che oscuro. Ma più contemplo i disegni e più mi convinco che debbano, aver valore non comune; e che metterebbe conto studiare chi mai possa esserne stato l’autore. Ma io non ci riesco.
Dimenticavo che il rivenditore era un fiorentinone spaccato. E quando, concluso l'affare, gli domandai se conosceva l'autore, mi rispose con aria sgarbatella e sorniona: «Qui giace Nócco, caro signore ».
Ahimè, povero Nocco, che sempre giaci! Ma chi sa che non riesca a resuscitarti qualche intenditor di stili lettore della Gazzetta.
Ettore Romagnoli.
Collezione: Diorama 08.05.35
Etichette: Bancarelle e muriccioli, disegno, Ettore Romagnoli
Citazione: Ettore Romagnoli, “Bancarelle e muriccioli,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2117.