Beta!
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Titolo: Il canto del beato

Autore: Nicola Moscardelli

Data: 1936-01-07

Identificatore: 1936_20

Testo: Il canto
del beato
Le vere opere eterne sono come il prisma: ricevono la luce d'ogni dove, hanno tutti i colori dell’iride, e possono perciò appagare il desiderio di ciascuno.
Una di queste opere è La Bagavagita. Pochi libri, nella letteratura mondiale, hanno una eguale potenza rasserenante e fortificante. Poeti, filosofi, cercatori di Dio l’hanno letta in ogni tempo e la leggono. Ognuno trova in essa ciò di cui è più sollecito: l'arte, il pensiero, una guida al sublime. E tutti hanno ragione allorché affermano essere la propria l’autentica interpretazione. Molteplici interpretazioni autentiche significano, infatti, che ci si trova dinanzi ad un autentico capolavoro.
La Bagavagita è un episodio del Mahabarata, scritto in sanscrito tremila anni circa avanti Cristo. Di questo poema oceanico, enorme, si viene attualmente pubblicando la traduzione in ottave che lasciò in gran parte inedita. Michele Kerbaker, uno di quei professori che meritano il titolo di Maestri: del quale fu scolaro Carlo Formichi, che, diventato a sua volta Maestro, ha ritenuto doveroso dare alla luce l’opera di colui che gli fu guida in questi studi. Quanto al valore della traduzione del Kerbaker diremo solo che il Carducci trovò ottime quelle Ottave.
Senza entrare in particolari riguardo al poema, ci limitiamo a dire che La Bagavagita è un dialogo tra 1’uomo Argiuna ed il dio Krisna. Argiuna è chiamato alla guerra ed essendo perplesso chiede al dio una norma. Tutto il libro è questa norma.
Come si intuisce, in questo canto sono toccati tutti i più alti temi e problemi che possono angosciare la coscienza dell’uomo: né stupisce che Pascoli ne avesse inclusa una traduzione nella sua « Biblioteca dei Popoli », primo vago tentativo di una collezione di opere immortali di tutti i tempi e di tutti i popoli.
Argiuna sbigottito chiede come potrà egli darsi alla morte, nella guerra, e come potrà dar la morte ad altri esseri. Gli risponde Krisna: « Mette l’uomo da parte gli abiti vecchi e di nuovi ne prende; così lo spirito, abbandonando i vecchi corpi, entra in nuovi. Lui non taglian le armi, lui non brucia il fuoco; non lo bagnan le acque, non lo disseccano i venti. Egli non si può tagliare, né si può bruciare, non si può bagnare, né si può disseccare, ma imperituro, onnipresente, saldo, immobile Egli è sempiterno ». La Morte come line, adunque, non esiste. Quanto alla guerra dice il dio: « Pensa inoltre al tuo dovere e non potrai esitare. Nessun ideale è più alto per un guerriero che una guerra giusta ».
Argiuna affronta quindi il problema eternamente insoluto dell’azione e della contemplazione, e chiede al dio: « O
Krisna, dopo aver celebrato la rinuncia alle azioni, tu ne lodi di nuovo la pratica, dimmi definitivamente, quale di queste due, l’azione o la rinuncia ad essa, è la migliore? ».
Risponde il dio: « La rinuncia all’azione e la pratica di essa portano entrambe alla suprema felicità. Tra queste due però la pratica è superiore alla rinuncia... Solo colui che agisce senza riporre speranza alcuna nel frutto dell’azione che deve compiere è uno che rinuncia veracemente, è un devoto, non già colui che non attende al fuoco del suo focolare e resta inattivo ».
Coloro i quali si figurano un Oriente di maniera si sorprenderanno ascoltando queste parole. Non si sorprenderà chi sa
che lo spirito è circolare ed ogni punto di esso è equidistante dal cerchio: si chiami quello Oriente od Occidente. Non è l’azione che va condannata: va condannata l’azione bassamente utilitaria o, forse anche peggiore, l’azione stolta, senza norma, senza mèta. « Come si può imparare a conoscere se stesso? Non mai col meditare, ma coll’operare. Cerca di fare il tuo dovere e tu sai sùbito quanto vali ». Di chi sono queste parole? Di un occidentale: il quale avendo messo al mondo un eroe a cui la meditazione solitaria aveva tolto il contatto con la realtà, ossia con la vita, condusse questi infine, dopo molte prove, ad un’opera di bonifica, quasi a significare che la stessa azione che distrugge l’anofele delle acque stagnanti distrugge anche la febbre del pensiero, l'anofele dello spirito stagnante.
« Una palude si stende lungo il monte ed appesta tutto il già conquistato. Togliere ancora di mezzo codesto marcido pantano, sarebbe l’ultima, la mia suprema conquista. Aprirò dunque distese a milioni d’uomini perché v’abitino, non già in sicurezza, ma in libera attività. Verdi le campagne e fruttifere; uomini e armenti, sùbito a loro agio sulle nuove terre, andranno ad abitare al riparo della potente diga, che una popolazione laboriosa insieme ed ardita avrà innalzata. E qui, nell’interno, un paese di paradiso. Come esso furtivamente roderà per precipitarsi con violenza entro terra, così lo sforzo comune accorrerà a chiudere la breccia. Si, a questo spirito mi sento interamente votato. Ecco la conclusione ultima della saggezza. Merita libertà e vita solo colui che se la deve ogni giorno conquistare ». E altrove: « L’azione è tutto e la gloria nulla ».
Come queste parole risuonano sorelle di quelle pronunciate da Krisna: eppure esse sono state dette diecine di secoli dopo, in Occidente, da uno che si chiamava Goethe. Una delle tante, del resto superflue prove, della circolarità dello spirito: centesima dimostrazione che gli uomini superiori si somigliano, mentre i piccoli sono l’uno diverso dall’altro, e se ne vantano.
Tornando alla Bagavagita: la sua lettura arricchisce lo spirito per la luce che getta su dieci e dieci altri temi che non si possono qui tutti per disteso analizzare: e non meraviglia che uomini come Federico Schlegel e Guglielmo di Humboldt ne fossero entusiasti. Citeremo solo, per concludere, una massima che meriterebbe di essere incisa sulla soglia di tutte le scuole, dall’ asilo all’università: « La fede di ogni uomo è conforme alla sua natura, l’uomo è quaggiù fatto di fede, egli è ciò in cui ha fede! ».
Nicola Moscardelli.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 07.01.36

Citazione: Nicola Moscardelli, “Il canto del beato,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2236.