Inchiesta mondiale sulla poesia (dettagli)
Titolo: Inchiesta mondiale sulla poesia
Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)
Data: 1931-11-11
Identificatore: 225
Testo:
Inchiesta mondiale sulla poesia
Le risposte al nostro questionario
Abbiamo aperto sugli aspetti spirituale ed estetico del problema della poesia nel mondo un’inchiesta alla quale sono chiamati a rispondere i rappresentanti più insigni dell’arte e del pensiero del nostro e degli altri Paesi. Le domande sulle quali chiediamo ai poeti e ai pensatori di tutto il mondo di pronunciarsi sono le seguenti:
1. Qual è oggi la situazione della poesia nel mondo?
2. Quali sono le sensibilità nuove che vi si manifestano, volte alla ricerca di nuova materia di ispirazione e di forme originali?
3. Esiste una nuova poesia ohe si ispira alla civiltà meccanica del nostro tempo?
4. Quali sono le nuove possibilità tecniche della poesia, e quale valore attribuite alia sua evoluzione che dai metri chiusi ha condotto al verso libero e al di là di questo alle parole in libertà?
Luciano Folgore
Luciano Folgore è uno dei maggiori poeti fondatori del Movimento Futurista Italiano. Egli iniziò con Marinetti e Paolo Buzzi la poesia del meccanicismo e della macchina con un volume Il canto dei motori. Segui Ponti sull’oceano, volume di parole in libertà che esprime con grande potenza dò che Boccioni chiamava la modernolatria, cioè l'esaltazione della bellezza meccanica del ferro-cristallo delle capitali moderne. Folgore è anche autore di quei volumi di parodie della nostra poesia moderna (Poeti controluce e Poeti allo specchio) che valgono più di dieci monografie crìtiche.
Credo anch’io che la poesia non esista nè allo stato solido, nè allo stato liquido, nè a quello gassoso. La poesia sta dentro lo spirito umano e nasce da una felicità interiore che trasforma in musica e immagine la realtà esterna. Codesta felicità presuppone uno stato d’animo attivo ed operante, in diretto contatto con la sostanza della vita, illuminato da una fede che trascende le contingenze quotidiane e si orienta istintivamente verso l’assoluto.
La creazione della poesia è un atto d’amore che non ammette controlli critici aprioristici e ha bisogno di un clima di ottimismo e di speranza per potersi distendere con quella piena misura che sfocia nell’ infinito e nell’eterno.
Esistono, è vero, poeti che hanno celebrato l’inutilità del vivere e la vanità del tutto, ma per il solo fatto di aver espresso nel modo più alto e migliore simili pensieri essi hanno implicitamente ammesso che esiste ancora al mondo una gioia: quella del canto. Il genuino taedium vitae non crea nulla, si ripiega su se stesso, sbadiglia e tace.
La civiltà meccanica sgomenta in genere soltanto chi vuol vedere nella macchina una nemica dello spirito senza riflettere che essa venne ideata e costruita dal genio umano e che ha preso ormai posto nell’ordine naturale delle cose, con tutti i suoi bravi titoli per diventare materia di poesia. L’arte la trasfigura per convertirla in una realtà lirica. Certuni affermano che tale sublimazione non è ancora avvenuta, altri negano addirittura che possa avvenire. Son d’opinione invece che in questo campo qualcosa si sia già fatto e che molto e moltissimo si farà domani. Bisogna dare tempo al tempo. L'Iliade nacque più di tre secoli dopo la caduta di Troia. La poesia aeroplanica e quella (chiamiamola così) sottomarina sono in piena infanzia. Si può dire che balbettino ancora. Non hanno l’anzianità preistorica dei vecchi miti dovuti alla elaborazione millenaria di generazioni e generazioni. Nè hanno pur anco subito la sorte, abbastanza lamentevole, delle antiche favole che vennero ruminate per evi interi e che sono ancor oggi rimasticate allo scopo di trarne significati che esse magari non hanno. Probabilmente nell’anno 3000 il mito della macchina sarà diventato anche esso una specie di chewing gum culturale ad uso e consumo degli anti retorici dell’epoca.
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Quanto alle nuove possibilità tecniche della poesia io sono decisamente per il verso libero e le parole in libertà, non soltanto presi alla lettera, ma considerati soprattutto come le basi di un linguaggio lirico essenziale e sintetico. Di questi due modi di espressione ho dato fin dal 1914 abbondanti saggi nel mio volume Ponti sull'Ocea no, a cui fece seguito nel 1919 il mio libro Città veloce, sottointitolato Lirismo sintetico.
Riguardo alla vecchia metrica, per mio conto, la ritengo ottima per esercitazioni umoristiche, dato che nell’umorismo c’è sempre un fondo di parodia.
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Contro coloro che annunziano la morte della poesia non v’è nulla da fare e da dire. Si tratta spesso di poeti mancati, che da un caso tutto personale vogliono cavarne deduzioni di carattere universale. Nessuno riuscirà mai a convertirli. Uno scetticismo palese o larvato impedisce loro di sentirsi giovani. L’aridità sentimentale li costringe a rifugiarsi nella sterile torre della logica, dove costruiscono indefessamente formule, schemi, metodi comparativi o istruiscono processi alle intenzioni. Essendo la poesia (lirica) giovinezza e primavera, slancio volo e anche pazzia, ha bisogno di essere amata e non arriva al cervello se prima non ha riempito completamente sensi, cuore e anima. Tutto ciò che viene dal fondo richiede tali passaggi. L’intelligenza, che è al sommo d’ogni cosa, non deve dimenticare d’essere una cima in virtù del basamento che la sostiene. Altrimenti risulta una bolla di sapone come volevasi dimostrare nei confronti dell’ipercritico.
Luciano Folgore
Salvatore Quasimodo
Salvatore Quasimodo rappresenta una voce schietta e pura nel coro della giovane lirica italiana. Ha fatto le sue prime prove sotto le insegne della rivista fiorentina Soiaria e poi sotto quelle della rassegna genovese Circoli.
1° Per la poesia non vi sono mai state epoche mediterranee ed epoche artiche; quasi ogni secolo ha avuto uno, due grandi poeti e accanto a questi gli artigiani di versi a sonagliera, d’immagini, di rime, che credono di sentire in loro il battito profetico. Il nostro tempo ha, senza dubbio, alte voci; diagnosticare per morte della poesia una stasi apparente avvertita da critici iconologici e da lettori, per cosi dire, aridi, è alquanto prematuro.
La poesia del moderni è lirica, sola illuminazione possibile per i poeti, creatrice non di uomini, di luoghi, ma di ritmi soggettivi; resterebbe da vedere se esista poesia al di fuori della lirica.
2° Nessuna sensibilità nuova, credo; qualche poeta tenta la ricostruzione di un mondo Urico con vaghi contatti con la psicanalisi, ma appunto perchè mossi da volontà iniziali questi poeti non giungono alla trasfigurazione artistica. Non vi può essere ricerca di materia per il canto; esso nasce come scrittura regolare di determinati momenti dalle lunghe, desolanti meditazioni, forse « amato » dalla coscienza critica del poeta.
3° Non esiste poesia nuova ispirata alla macchina e, quindi, alla civiltà contemporanea; esiste un virtuosismo onomatopeico, descrittivo, cromatico, volto alla rappresentazione approssimativa della « vita » del mezzo o creatura meccanicizzata. Il battito di un motore, l’orditura metallica d’una gru, di un velivolo, ecc., non possono darci la poesia se non come « atmosfere * e lontano dalla nascita storica del suonò o della visione dell’oggetto, o come rapporto d’identità acustica o visiva.
Nessun secolo ha avuto la « sua » poesia, ma la poesia; essa non ha tempo, non ammette divisioni per evi: « Ce qu’on appelle la postérité, c’est la postérité de l’oeuvre » (Proust).
4° Attribuisco grande valore alla evoluzione prosodica della poesia, che dai metri chiusi ha condotto, con il
I
verso libero, alla possibilità di riprodurre un tono musicale (non musica, identità meccanica) perfettamente riconoscibile nei veri poeti. Non credo a nuove distillazioni tecniche; le parole in libertà testimoniano d’una sete dispersiva e rimangono elementi preartistici, meramente intenzionali.
Salvatore Quasimodo.
Mélot du Dy
Poeta belga di lingua francese (egli vive a Hixensart, nel Brabante), Mélot du Dy fondò con Franz Hellens Le disque vert che fu una delle principali riviste di revisione dei valori letterari nell’immediato dopoguerra. Mélot du Dy ha pubblicalo Homme nés nella collezione « Une oeuvre, un portrait » della Nouvelle Revue Française: il libro suscitò straordinario interesse per quella stessa novità d'ispirazione, giustificata dalla ricerca di un volto modernissimo di Laura, di cui egli ragiona nell’acuta risposta che pubblichiamo.
1) La situazione attuale della poesia, intendo della poesia scritta, non è brillante. Esattamente, questa poesia non brilla più. Chi se ne lagnerebbe? Chi penserebbe mai a utilizzare lo splendore delle pietre preziose nel trattamento delle malattie?
2) Ora, è permesso di credere che tutta la poesia (anche, a guardar bene, la poesia epica) ha sempre avuto per funziono essenziale di trattare quella specie di malattia che è, nei riguardi dello spirito, l’atto d’amor carnale. In qualità d’eccitante, di corroborante, di sudorifero, d’emolliente, di vulnerario, o di semplice crèma di bellezza, ha preso le diverse forme classiche, ma sempre nel senso della purificazione o della satira, vale a dire a titolo di trattamento. La sensibilità autentica del paziente-dottore resta press’a poco segreta.
3) Per queste ragioni non credo che quella che si chiama « civiltà meccanica » offra in sè un alimento nuovo all'ispirazione del poeta. Il solo fatto sociale che glielo può fornire è l'atteggiamento nuovo dell’uomo di fronte alla donna, e viceversa. Codesta novità è sensibile soprattutto nei paesi del Nord ai quali io appartengo. Per limitarsi al periodo poetico la cui influenza sul nostro tèmpo resta immediata, si può osservare, dal Petrarca a Baudelaire, la lenta evoluzione della Dama e si può constatare che dono la clamorosa apparizione, con Baudelaire, della Prostituta (che Villon non amava) nella poesia, questa non ha più scoperto nulla di molto importante. Gli aeroplani e altre meraviglie tecniche sono, a questo riguardo, non molto più considerevoli della marmitta di Papin... Ma sta di fatto che un nuovo tipo di donna, degno insieme e audace, libero e nobile, si viene creando sotto i nostri occhi: ed ecco una fonte nuova d’ispirazione, un fatto moderno interessante per le sue ripercussioni sulla « parade amoureuse » in cui s’inserisce la poesia.
4) Rinnovandosi l’ispirazione poetica, la forma poetica perde la sua importanza. Le sue variazioni hanno un valore reale soltanto quando il fondo non varia. Un rinnovamento essenziale ci permetterebbe d’applaudire ai « versi antichi » su « pensieri nuovi »; in ogni caso ad una reintegrazione della poesia nella composizione poetica. La scrittura di Baudelaire non è molto differente da quella del Petrarca.
Mélot du Dy
Madame Aurel
Consorte dello scrittore e critico Alfred Mortier, che conosce a fondo la lingua e la letteratura italiana. Madame Aurei è una delle più note scrittrici di Francia; psicologo e filosofo si manifesta nel romanzo Le couple e nel romanzo Pour en finir avec l’amant, in cui sostiene la tesi patriottica della ricostruzione della famiglia francese. E’ un’ardente femminista, ed ha uno dei salotti letterari più interessanti di Parigi.
La condizione che è fatta alla poesia dagli imbecilli è terribile. Fortunatamente la poesia, la poesia dagli agili piedi, non dipende dagli uomini pesanti, vale a dire dalla maggioranza, e si guarda bene dal contentarsi della sorte che le decretano gl’insensibili di tutti i paesi. Non accetta il destino che le si vuol infliggere da quella ch'io chiamerei la letteratura economica. La poesia non è mai stata più bella. Sorvola coloro che limitano il loro sforzo al gesto utilitario e vola dritto verso coloro che negli angoli la chiamano e che non si ritrovano e non respirano se non nell’entusiasmo. Ecco perchè essa è l’insolente immortale che non si cura del mondo, se non per orientarlo e per vincerlo.
Che tutti i grandi giornali della terra, invece di condursi come mercanti di generi diversi, pubblichino ogni giorno una poesia ammirevole (m’incarico lo di trovarne), che tutti questi giornali abbiano una critica di poesia come si deve se non si vuol fare del proprio popolo un’accolta di scervellati, e di colpo la poesia riprenderà pubblicamente il posto che in segreto occupa pur sempre nello spirito di coloro che contano.
Esiste una poesia che s'ispira alla meccanica del tempo presente. Esiste una poesia presentista, quella che lo proteggo, che domando. Marinetti ha espresso il futurismo e ne è stato uno dei primi banditori, forse il primo, a meno che non si voglia dire che Villiers de l’Isle-Adam ha aperto questa strada con l’Eve future. Al futuro io preferisco il presente come motivo d’arte, perchè il presente comporta l’avvenire ed è più probabile. Tuttavia c’è una giovane poetessa, Suzanne Malard, che ha aperto nelle sue liriche uno sbocco nuovo alla sensibilità tracciando il prolungamento dell’emozione radiofonica. Ha anche indicato che il grande progresso delle scienze attuali non segna per nulla un progresso umano anche se estende la nostra ricchezza visibile e auditiva. Il progresso verrà da un’altra parte. Verrà dal poeta, dal solitario, dai meditativi, quando, alfine lontano dal tumulto delle macchine invece di abbandonarvisi come dei ragazzi che vedono soltanto la loro vettura, gli uomini non se ne serviranno che per fuggire il turbine di ferro in cui sono travolte in questo momento le nature e per offrirsi più lunghe estasi di poeti, vale a dire d’uomini completi e non più straniati dalla loro anima.
In altri termini, la macchina ci avrà aiutato ad evolverci soltanto quando il suo uso familiarizzato sino alla nausea ci avrà condotti soprattutto a poterne far senza, a vivere da primitivi, a semplificare la vita, così come io faccio già, con ebbrezza, io che non possiedo vetture e non ne avrò mai, perchè non ne voglio. E’ certo che trovandomi un giorno nell’Istituto radiologico Asnieres e assistendo all’esperimento eseguito per me del fulmine artificiale, ho concepito un’altra forma di poesia. Tuttavia, a guardar meglio, essa è pur sempre quella dei segreti e degli sforzi della terra, dei suoi Dei e dei suoi demoni. E non vale, in verità, la scia di felicità e di freschezza, la pienezza di vita che riversa nel mondo un cuore messo improvvisamente a nudo dall’ingresso della donna amata, o lo zampillo d’immagini nuove e dì giovinezza che fa piovere su di noi il vero poeta. Il solo trattamento naturista che si son dimenticati di darci è questo, assolutamente infallibile: bisogna leggere i poeti, o invecchiare.
Aurel
Collezione: Diorama 11.11.31
Etichette: Inchiesta mondiale sulla poesia
Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Inchiesta mondiale sulla poesia,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/225.