Visita ai primogeniti di Dante e di Petrarca in una chiesa di Treviso (dettagli)
Titolo: Visita ai primogeniti di Dante e di Petrarca in una chiesa di Treviso
Autore: Nino Salvaneschi
Data: 1936-05-26
Identificatore: 1936_56
Testo:
Visita ai primogeniti di Dante e di Petrarca
in una chiesa di Treviso
Treviso, maggio
Non so se abbiate provata qualche volta la bizzarra sensazione di controllare la vostra ignoranza. Per parte mia confesso che avendola registrata assai spesso, posso constatare che poche cose al mondo sono più piacevoli.
La grande sorpresa
Intanto tutto conoscere, tutto sapere, elimina quella sorpresa che è la massima gioia dei bimbi. E il non stupirsi mai di nessuna cosa è forse una delle prime ragioni della nostra infelicità. Ma dicevo questo appunto per rivelarvi la mia sorpresa nel trovarmi di colpo di fronte alle due tombe dei primi eredi di Dante e di Petrarca. Confesso quindi che il semplice fatto di entrare per caso nella bella chiesa di San Francesco a Treviso e di vedermi davanti al cenotafio di Pietro Alighieri, morto il 21 aprile 1364, e di Francesca Petrarca morta il 23 agosto 1384, mi lasciò meravigliato. E il destino che volle riunire qui, sotto il segno di Frate Sole questi figli dei nostri maggiori poeti, che dormono i loro eterni sonni lontani l’uno dall’altro, mi parve ricco di significato simbolico. Così se Ravenna e Arquà son divise, Pietro e Francesca riposano sotto la stessa cupola francescana, forse per dire all’affrettato viandante dei nostri tempi che uno è l’amore e una la fede.
Vi assicuro quindi che poche sorprese sono piacevoli come queste che appaiono improvvise al limitare delle curiosità e nelle scie delle irrequietudini. E chi si soffermasse nella bella Treviso farebbe certamente bene a provare la sensazione di sostare nella chiesa di San Francesco, per ricordare Dante e Petrarca. È forse il solo luogo d’Italia, questo, dove i nostri tre maggiori poeti appaiono uniti nei ricordi e nei simboli.
Chiesa benedetta tre volte dunque questa di Treviso che si adorna di tanta gloria. Ed è anche bella, quantunque non sia menzionata dalle guide recenti tra quelle di S. Pietro, la pittoresca Cattedrale dalle sette cupole, San Nicolò, romanico-gotica, Santa Maria Maggiore, San Leonardo e Santa Maria Maddalena. Certo qui a San Francesco il ricordo di Dante è assai più suggestivo di quel ponte che porta il nome dell’Alighieri « dove Sile a Cagnan si accompagna ».
Sostiamo davanti alle due tombe di Pietro degli Alighieri e di Francesca Petrarca.
Pace di gloria
La chiesa sembra trabocchi di gloria per questi grandi nomi. Eppure un’infinita pace è tutt'intorno. Le due tombe sembrano simbolici ceri di fedeltà votiva accesi davanti all'altare.
Bisogna dunque essere riconoscenti alla « Associazione per il Patrimonio Artistico Trevisano » che assolvendo la promessa compiuta ufficialmente nell’anno del centenario dantesco dal prof. Luigi Coletti, studioso di storia trevigiana, ha saputo ricostruire la tomba del figlio dell’Alighieri, primo commentatore della Divina Commedia.
— Come lei sa — mi dice una delle più autorevoli personalità cittadine, che per eccessiva modestia non vuole esser nominata — la controversia sulla autenticità della tomba di Pietro degli Alighieri, trovata nel chiostro minore di Santa Margherita degli Eremitani, è stata lunga almeno due secoli, marcando persino una fiera polemica tra letterati veronesi e trevisani. Ma negli archivi della nostra città furon rintracciati, per fortuna, i documenti originali relativi al testamento di Pietro di Dante, dettato appunto a Treviso il 21 febbraio 1364 e il famoso contratto, tanto discusso, per la costruzione dell’arca funeraria che avrebbe dovuto essere identica a quella del Vescovo Castellano di Salomone, ancora esistente nella Cattedrale trevisana e uguale a quella del Doge Andrea Dandolo in San Marco.
Sulla parete del transetto di sinistra del tempio francescano, ora da poco tempo il famoso cenotafio di Pietro degli Alighieri fa bella mostra di sè. E la ricostruzione sui documenti illustrati da Girolamo Biscaro e sotto la direzione di Oddo Celotti, segretario dell’« Associazione per il Patrimonio Artistico Trevisano », appare veramente perfetta.
— Il lavoro è stato ultimato recentemente — mi conferma il mio autorevole interlocutore — ma posso assicurarle che già molti visitatori vengono qui a rendere omaggio al primo commentatore della Divina Commedia.
La visione rivelatrice
A dire il vero, come sapete, a Pietro degli Alighieri si deve anche qualcosa di più, e cioè il ritrovamento dei 17 ultimi canti del Paradiso, nascosti dal padre sotto una pietra vicino una finestrella a Ravenna; e questo mercè un sogno che ebbe come visione rivelatrice quasi miracolosa.
Così, quando ultimamente vennero tolte le impalcature della tomba di Pietro degli Alighieri, la benemerita « Associazione per il Patrimonio Artistico Trevisano », poteva giustamente dichiararsi soddisfatta di concludere in tal modo una questione secolare, adempiendo al voto espresso nel 1921 dal suo presidente.
Come è noto Pietro, primogenito del sommo poeta, seguì il padre in esilio e visse per circa trent'anni nel Veneto quale giureconsulto, sposando Iacopa di Dolzetto dei Salerni, da cui ebbe cinque figlie e un figlio dal nome Dante, ma nel 1364 venne finalmente a Treviso, dove in tale epoca avevano trovato asilo parecchi profughi fiorentini tra i quali conviene ricordare i Pazzi, Donati, Medici, Pitti, Agolanti, Petrarca. E proprio mentre cercava di riscuotere la somma di 1000 ducati d’oro dagli eredi di Bartolomeo Agolanti, fu colpito da una malattia mortale.
Felice combinazione del destino
— L’errore di interpretazione della tomba di Pietro degli Alighieri — mi fa notare la mia guida — è stato forse provocato da una lapide, la stessa che abbiamo trasportato qui, e che per i suoi caratteri gotici, dovuti a Pietro di Asolo, maestro di grammatica di Treviso, aveva sollevato qualche dubbio sulla autenticità del cenotafio.
E mentre ascolto le dotte spiegazioni e osservo gli stemmi degli Alighieri, penso a questa felice combinazione del destino che volle riuniti sotto lo stesso segno di San Francesco i due eredi dei nomi più eccelsi della nostra letteratura. Poiché a pochi passi di distanza da questo cenotafio si ammira quello di Francesca Petrarca, figlia di Francesco e sposa di Francescuolo da Brossano, milanese, morta di parto a Treviso nel 1384.
E questa strana coincidenza che ha voluto riunire, nella dolce cittadina veneta vegliata dal grande Assisiate, i due primogeniti di Dante e di Petrarca, renderà il Tempio francescano trevisano caro a tutti gli italiani di oggi, che sanno avvicinarsi con devoto cuore alle più sante memorie della stirpe.
Nino Salvaneschi.
Collezione: Diorama 26.05.36
Etichette: Nino Salvaneschi
Citazione: Nino Salvaneschi, “Visita ai primogeniti di Dante e di Petrarca in una chiesa di Treviso,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 23 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2272.