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Titolo: Argomenti

Autore: Enrico Falqui

Data: 1938-11-30

Identificatore: 1937-38_68

Testo: Argomenti
Sono anni ed anni che, presso di noi, a ragione o a sproposito, si continua a parlare di « stile », piacendo più agli uni identificarvi tutt’insieme l’uomo e lo scrittore e preferendo gli altri non riscontrarvi che una fredda esteriore accademica forma. Cosicché non c’è modo d’accordarsi e infinito durerà il parlottìo. Con quanto vantaggio e con quanta soddisfazione non so, certo con spreco di luoghi comuni.
Non meno lungagnona e aleatoria è la piega presa, di conseguenza, dalla discussione intorno allo « stile del nostro tempo », che per taluni dovrebbe uniformarsi a determinati canoni, mentre per altri non potrebbe, pena la goffaggine, discostarsi dai canoni opposti. E se c’è chi auspica l’avvento liberatore della fantasia, il campo rigurgita di gente che si batte per il ritorno al più chiuso realismo. Costoro dimenticano che a siffatte diatribe c’è un solo modo di tagliar corto: risolvendole a colpi d’opera. Ch’è anche la maniera più persuasiva e sicura di battere in breccia la tesi avversaria, specie quando ogni contrasto facilmente degenera in polemica.
Comunque è indubbio che se al riguardo ha valore l’opinione dei giovani, non minor peso s’ha da dare al giudizio degli anziani. Quel che i primi ancora non sanno o non riescono a vedere, ben possono i secondi indovinarlo, se non già conoscerlo per esperienza. Prestiamo dunque orecchio a Panzini. Dopo essersi ripetuto, in uno scritto recente, la domanda se esiste o no uno stile del nostro tempo, pronto e convinto egli ha risposto: «Altro se esiste! Basterebbe raffrontare libri e giornali d’oggi con libri e giornali anteriori al 1914. È uno stile che ha tendenza verso lo stile asiatico... Uno stile con rimbombi guerrieri ». Ma poiché prima aveva anche ripetuto che lo stile asiatico « è quello che in molte roboanti e diffuse parole dice ben poco » a differenza dello stile laconico « che dice molte cose in poche parole », noi siamo qua a domandarci, incuriositi, a quale letteratura avrà egli mai inteso riferirsi. Non certo alla nostra d’oggigiorno, perché questa, dove mette conto che se ne ragioni in sede di critica letteraria, s’avvale, e con decoro, d’uno stile che non ha nulla, assolutamente nulla in comune con quello cosiddetto asiatico.
* * *
C’è contraddizione nell’affermare che non occorre sollecitare l’avvento d’una critica « non tendenziosa » a proposito di certi « scrittori di ieri », dal momento che una tal critica già esiste ed opera e nel denunziare contemporaneamente l’assurdo di venirla a chiedere proprio a noi? Nel primo caso ci soccorre l’esempio del florilegio sofficiano curato da Giuseppe De Robertis; nel secondo ci piace far rientrare, per garanzia oltre che per modestia, tutt’intero il nostro lavoro, pure non escludendo che possa, domani, accertarsene utile il contributo al fine del raggiungimento della sistemazione storica di quegli stessi autori.
Senonché, ristabilito in ogni reale esigenza il giusto necessario valore di tendenza, sorge e s’impone la contraddizione o quasi d’invocare una critica celestialmente non tendenziosa. Tanto varrebbe accontentarsi d’una critica che non fosse in funzione d’alcuna particolare idea. Basterebbe, difatti, che tendesse a raggiungere la verità? Non lasciamoci imbrogliare o spaventare dalle parole. Almeno in letteratura la mia verità può non corrispondere alla tua. E nel mio tendere alla verità, per unica ed autentica ch’io la stimi, non manca mai di scoprirsi una tendenza diversa dalla tua. In quanto alla calma, alla serenità, alla pace d’ogni nostro giudizio, esse sono in misura diretta proporzionate alla persuasione, alla certezza, alla fede che avremo saputo riporvi.
* * *
Ricavo dal Moscardino un esempio tra i più tipici della pregnanza linguistica di Pea.
« Adesso è notte: la bambina sfrigna e Cleofe la tentenna sulla scranna.
Basculla e batte a coppiola i gambi la sedia impagliata, sul solaio di mattoni che rimbomba bolzo.
Cleofe pare l’Addolorata col bambino Gesù.
Rassegnata. Sbiancata nel viso. Non piange:
Sballotta la bimba che sfrigna ».
* * *
Le parole col solo peso della loro inasprita determinatezza disegnano e incidono la cosa e la persona fino a ritagliarle e staccarle dalla pagina, riuscendo a comunicar loro una vita che ha quasi dell’allegorico. Così il linguaggio raggiunge una sua inconfondibile precisione attraverso espressioni e cadenze tutte proprie della pirlata popolaresca, ma ingentilite dalla commozione stessa di fermarle e disporle sulla pagina. Gli effetti, piuttosto musicali che pittorici, sono intesi a suscitare un’eco anzi che a formare un alone. La visionarietà di Pea nasce e si sprigiona dal profondo, quantunque in apparenza ogni sua lusinga derivi da una sorta d’impressionismo misto a un che di fabuloso. Diversamente non potrebbe fare rivivere le sue figure tenendole come sospese nella risonanza d’una nicchia. Risonanza ch’è poi la stessa in virtù della quale, a ripensarle, le troviamo unite e fuse in un comune accento leggendario.
Parlare di frammento, anche a riguardo del Moscardino, significa fermarsi all’esteriorità della sua tecnica, senza intendere lo spirito che ne sorregge e garantisce la continuità fantastica. Per cui tanto più cade in equivoco chi nello svolgimento di Pea ama riconoscere come un’evoluzione che gli avrebbe consentito di progredire dal frammento al romanzo o racconto che sia. Mentre sarebbe più nel giusto chi volesse dimostrare quanto l’ispirazione del primo Pea fosse, se vogliamo, più compatta e liricamente bloccata in sé. Col passar degli anni, Pea è venuto variando e ampliando il giuoco della sua tastiera, e noi oggi lo sentiamo pervenuto agli stessi modulati e trapassi attraverso i quali s’è sgremita e snodata la sua lingua. Dal prosatore è nato il narratore; ma in tutt’altra guisa di chi nel trapasso da prosatore a novelliere e a romanziere vede affermata una inesistente progressione gerarchica.
Enrico Falqui

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 30.11.38

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Citazione: Enrico Falqui, “Argomenti,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2387.