Osservatorio: Aiuole e fiori; C'eravate al borgo? (dettagli)
Titolo: Osservatorio: Aiuole e fiori; C'eravate al borgo?
Autore: Lorenzo Gigli
Data: 1938-12-21
Identificatore: 1937-38_88
Testo:
Osservatorio
Aiuole e fiori
Giovanni Comisso ha raccontato, nell'ultimo Diorama, che avendo un giorno chiesto a Gabriele d'Annunzio come si potesse rendere in italiano la parola francese gazon, il poeta gli rispose che doveva pensarci su: ciò che dimostra sino a qual punto giungesse la sua scrupolosità in fatto di lingua. Il Comisso proponeva erbetta: ma il termine non poteva contentare il poeta ben sapendo egli che gazon non è propriamente l'erba ma soprattutto lo spazio sul quale essa cresce. Che gazon denoti non solo l'erba, ma anche lo spazio lascia intendere la sua analogia col vallone wason (noi diremmo vasto).
Osserva a questo punto un lettore genovese, il signor Mario Balducci, che noi abbiamo la parola corrispondente a gazon, e sarebbe aiuola. Le ragioni ch’egli ne dà sono abbastanza ingegnose, ma non ci persuadono, in quanto aiuola (che è poi diminutivo di aja, spazio di terra spianata e accomodata per battervi il grano e le biade, dal latino area) indica un tratto di terra seminativo compreso fra due solchi o una superficie piana o inchinata o convessa, limitata da bordi spesso artificiali, propria degli orti, vivai e giardini e legata quasi sempre all’idea dei fiori. Dante chiamò ajuola il globo terrestre (l’ajuola che ci fa tanto feroci... ) nel significato originario di piccola area; e in altri scrittori troviamo il diminutivo del diminutivo, aiuoletta, usato, per esempio, in una leggiadra immagine: « le gote sue sono siccome aiuolette d’aromati confettate dagli speziali...».
Niente dunque aiuola per tradurr» gazon. Piuttosto ci sovviene d'aver udito un giorno dalla bocca d'una signora toscana che ha una villa in Versilia (... il caro accento della Versilia, che nel cor mi sta... ) un bellissimo termine: pratino. E pratino, sì, può rendere in italiano, compiutamente, il gazon francese, con gentilezza e musicalità tutte nostre. Lanciamo dunque pratino dalle colonne del Diorama, e lo segnaliamo a S.E. Alfredo Panzini perchè lo accolga in una prossima edizione del suo Dizionario Moderno.
"C'eravate al Borgo?"
Dedicato ai còrsi « pinzuti » e ai loro padroni e patroni parigini. È un passo del romanzo Fede e Bellezza di Niccolò Tommaseo:
« A chi ama l’Italia, passare da Marsiglia a Bastia gli è come a chi sente in cuore l’eleganza trovare in vetta dell’Appennino partiti da breve limite l’accento bolognese e il toscano. La lingua che in Corsica, nella gente che vuol parere da qual cosa, è sudicia di francesismi accattati, nel popolo serba modi schietti e potenti che rammentano la prosa di Dino (Compagni) e il verso di Dante ».
E di Pasquale Paoli lo stesso Tommaseo scriveva nel Dizionario Estetico, intorno al 1860: «... dopo i paeselli di Corsica, l’Italia amò sopra tutte le terre. Vecchio, si doleva di non più rivederla; e a Napoli avrebbe desiderato lasciar le sue ossa unite a quelle del padre ».
È noto che Pasquale Paoli mori a Londra nel 1807, dove s’era ritirato nel 1797, avendolo la Convenzione dichiarato reo di alto tradimento per aver scacciato i francesi dall’isola. Vinti furono i còrsi per tradimento al Pontenuovo, ma vinsero al Borgo; si che poi ogni volta che un francese chiedeva per dileggio ad un còrso:
— Eravate al Pontenuovo, voi? —; il corso rispondeva: — E voi c’eravate al Borgo? l.g.
Collezione: Diorama 21.12.38
Etichette: Lorenzo Gigli, Osservatorio
Citazione: Lorenzo Gigli, “Osservatorio: Aiuole e fiori; C'eravate al borgo?,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2407.