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Titolo: Convito delle muse

Autore: non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1939-01-11

Identificatore: 1939_47

Testo: La favola dell'italiano edonista - Gli invitati dei «Visacci» - Letterati offronsi si per scrivere la vita dell'inventore del telefono e di Alfredo Oriani
Convito delle muse
Da tre anni la compagnia fiorentina dei «Visacci», lieta assemblea di scrittori e d’artisti la quale si raduna ogni tanto a simposio in una famosa trattoria-rosticceria di via dei Tosinghi e vi ospita colleghi e amici di passaggio, pubblica presso Vallecchi un Almanacco dove si ritrovano insieme quanti son passati, durante l’anno, nella saletta odorosa di profumi d’arrosto e di vino di Chianti e vi han disputato di poesia, di pittura e di musica tra una portata e l’altra dell’infaticabile Giovacchino. L'Almanacco dei Visacci per l’Anno XVII, uscito in questi giorni, è appunto un ideale convito di artisti italiani: quelli d’oggi la fanno da padroni di casa, e ciascuno presenta un ospite suo, ch’è andato a scegliersi tra i grandi uomini e gli spiriti bizzarri del passato o di tempi vicini a noi. Così intorno alle tavole della trattoria vedi i convitati dell’Olimpo, una schiera di gente diversa e non comune che, se potesse davvero scendere sulla terra e ritrovarsi per una sera nei locali di via dei Tosinghi attorno a uno spiedo di polli e di montoni, c’è da scommettere che non ne sarebbe malcontenta davvero.
Faremo dunque come i cronisti diligenti quando stendono il resoconto d’un banchetto importante. Tra i presenti abbiamo notato: Michelangelo (invitato da Civinini), Cecco Angiolieri (invitato da Giuliotti), Cecco del Moro (invitato da Enrico Pea), l’Aretino (invitato da Ettore Allodoli), Antonio e Piero del Pollaiolo (invitati da Bargellini), il Berni (invitato da Leo Pestelli), Andrea del Castagno (invitato da Raffaello Franchi), persino Emilio Salgari (invitato da Paolo Cesarini); e poi, alla rinfusa, antichi e moderni insieme, Lorenzo il Magnifico, il Tasso, Paolo Uccello, il Cellini, il Carpaccio, Lulli, Beethoven, Amleto, Stenterello, il Piovano Arlotto, il Guerrazzi, il Collodi, Jarro, Giovanni Verga, Salvatore di Giacomo e infine l’infelice Teresina, la donna più grassa del mondo... Un campionario di illustrazioni, una emulazione di valori: poeti, artisti, musici, mercanti, umoristi, tragici, i volti della vita nello specchio del tempo.
Ma i « Visacci » non avrebbero potuto fermarsi qui. Il «convito» si prolunga con parecchie schermaglie divertenti, una serie di pagine gastronomiche anche sui gusti di paesi stranieri, molti fuori testo di pittori (Carrà, Soffici, Tosi, Casorati, Carena, Rosai, Vellani Marchi, Primo Conti, ecc. ), una collana di pareri di scrittrici italiane sul conto in cui esse tengono l’uomo pratico e l’uomo artista, una scelta di facezie e motti dei secoli XV e XVI, e via discorrendo.
L’uomo giudicato dalle donne... Tra l’uomo artista e l’uomo pratico esse si barcamenano abbastanza abilmente. Hanno molta considerazione per l’uomo artista, ma nella vita d’ogni giorno preferiscono l’uomo pratico. La parola giusta la dice, a nostro avviso. Mercede Mundula: « da un vero artista può saltar fuori, d’un balzo, un avveduto uomo pratico, ma non è mai possibile il contrario ».
E chiudiamo con queste barzellette che i fiorentini del Rinascimento si raccontavano a tavola.
« Donatello fiorentino, scultore ne' suo tempi excellentissimo, faceva a' Vinitiani una statua di bronzo di Ghatta Melata, quale era stato loro capitano; et essendone da loro assai importunato et molto più che non gli pareva honesto, sdegnatosi, con uno martello stiacciò il capo alla decta statua. I Vinitiani, irati di questo, gli feciono assai sopraventi et minaccie; tra l’altre, che ancora a lui si vorrebbe stiacciare el capo, come egli haveva facto a quella statua: Donatello rispuose: Io sono contento, se vi da il cuore di rifarmi il capo, come io lo rifarò a quella statua ».
« Lorenzo de' Medici, dixe che si voleva confessare da uno prete che era bugiardo. Domandato della ragione, rispuose: Se pure e' ridirà i mia peccati, non gli sarà creduto ».
« Uno doctore promise a uno contadino, che gl’insegnerebbe piatire (se gli desse uno ducato) per modo, che sempre opterrebbe la causa. Il contadino gnel promisse. Il che il doctore disse: Niegha sempre et vincerai. Chiedendo poi il ducato, il contadino neghò havergnene promesso ».
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Itinerario gastronomico d’Italia (Xilografia di Pietro Parigi).

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 11.01.39

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Citazione: non firmato (Lorenzo Gigli), “Convito delle muse,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2464.