Beta!
Passa al contenuto principale

Titolo: Negazioni

Autore: Enrico Falqui

Data: 1939-02-15

Identificatore: 1939_80

Testo: Negazioni
Coi saggi critici riuniti nel tomo quinto della Letteratura della nuova Italia (Laterza, Bari, 1939) la nera dura sorda polemica che il Croce va da anni svolgendo e fomentando contro la moderna nostra letteratura, toccato già col Pascoli l’estremo della violenza, mostra chiaramente di cominciare a decadere nella dolce mania. Una di quelle manie che più non irritano né più quasi dispiacciono, trovando la loro naturale risoluzione in un continuo rimpianto del tempo passato, preso e riassunto poco men che in blocco solo perché passato, anche se goffo e mediocre, come quello tritamente fine Ottocento ora letterariamente esemplato dallo stesso Croce e da lui stesso, in fondo, giudicato per il poco o nulla che vale. Perché dunque servirsene per sottintendere, quando non li espone, raffronti a tutto svantaggio, nello spirito e nella lettera, dell’intera letteratura d’oggi? Con qual senso di giustizia; cioè con quale garanzia d’informazione e criterio e gusto? « Le rare cose pregevoli che mi accadrà di additare saranno, in generale, modeste». E tali infatti risultano, nelle ampie citazioni addottene; tali da formare, più che « una sorta di antologia o (per non promettere i troppi fiori che sono nell’etimo di quella parola) di crestomazia, una raccolta di cose non inutili a sapersi dagli studiosi di letteratura e di storia ». Ragioni « documentarie », ragioni «di natura scientifica», anziché d’arte, hanno spinto il Croce a sobbarcarsi alla fatica di leggere le molte centinaia di volumi in prosa e in verso degli autori qui saggiati. E non ne ha ricavato altro sussidio che d’esempi per la « fenomenologia del brutto ». In più deve avervelo indotto « il piacere che si trova nel ritornare col pensiero su uomini e cose del tempo della propria giovinezza ». Senonché la sua crescente animosità contro la letteratura di un tempo che fatalmente non è più il suo glie ne fa derivare apprezzamenti ingiusti ed errati nel confronto d’essa letteratura.
Chi volesse divertirsi a racimolare gli equivalenti odierni, come valore, di quasi tutta la rimeria e proseria, sulla quale il Croce ha qui portato la sua indagine di storico ed espresso il suo giudizio di critico, si troverebbe, con tanto minor divertimento e commozione, a dover raccogliere ed elencare la peggio roba del mercato letterario. La stessa di cui, il più delle volte, non si suole tener conto nemmeno nella cronaca spicciola libraria. Eppure Croce, arrivato alla letteratura dei giorni nostri, confonde e annienta così la buona come la cattiva nello sprezzo di un uguale giudizio negativo e nel nome d’un buon gusto, d’un’esperienza morale, d’una cura della forma, d’una schiettezza e serietà del sentire, oggi, secondo lui, perduti per sempre.
Si ha un bel considerare « privi di senso i contrasti d’idealismo e di verismo, di libertà e di regola, di arte vecchia e di arte nuova, e simili »: resterà indubitabile, perché provato, che, pure a voler fare questione soltanto di tono, tra il tono della letteratura d’oggi, considerata nel numero e nella specie delle sue manifestazioni migliori, anche se Croce l’ha in gran dispetto, e quello della letteratura di ieri, anche se Croce la vagheggia e indora nella memoria, corre tale un divario per cui tutte le botte e tutte le ironie di Croce e di quelli che in materia la pensano come lui sono destinate a cadere miseramente. Come non accorgersi che certa roba è vecchia, vecchia senza rimedio, decrepita, mentre cert’altra è nuova, vittoriosamente nuova?
Croce annota che « non tutti, in verità, si rendono conto della differenza che passa tra il discorrere di scrittori che si trovano già nei quadri della storia letteraria, e il collocarveli per la prima volta, formando questi quadri. C’è di mezzo un lavoro non facile, per il quale (come ebbe a osservare il Sainte-Beuve) si richiede una sorta di coraggio, più rara forse di quella che comunemente si considera tale e che volge su altre cose pratiche: il coraggio di fare pel primo, tra le ritrosie, le incertezze e le timidezze altrui, certi riconoscimenti e affermazioni, e certe negazioni, e di accettarne la responsabilità ». Orbene, se questo « coraggio » il Croce non mancò, pur con varia fortuna, di dimostrarlo nella « disamina della letteratura fiorita dopo il 1860», è ormai accertato che l'atteggiamento di pervicace e irosa negazione da lui assunto rispetto alla letteratura del Novecento mediti tutt’altro nome.
Enrico Falqui

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 15.02.39

Etichette:

Citazione: Enrico Falqui, “Negazioni,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2497.