Osservatorio: Variazioni sugli autografi (dettagli)
Titolo: Osservatorio: Variazioni sugli autografi
Autore: non firmato (Lorenzo Gigli)
Data: 1939-04-12
Identificatore: 1939_126
Testo:
Osservatorio
Variazioni
sugli autografi
La gloria è sempre, come si dice, il sole dei morti? Scorrendo i cataloghi delle vendite di autografi non si potrebbe affermarlo, tanto le fame che sembrano meglio consolidate vi sono soggette a valutazioni capricciose. Una scorsa a gualche catalogo recente ce lo conferma.
Ecco, in una vendita a Napoli (Casella), una lettera di Enrico III di Francia, del marzo 1589, sm carta col giglio reale: è un interessante documento, una specie di attestato rilasciato a un funzionario del quale il sovrano non ha che da lodarsi: i collezionisti che ci tenessero, sappiano che con trecento lire possono portarselo a casa. Ne costa invece 250 una lettera di complimenti di Vittorio Amedeo III (25 gennaio 1792) al cardinale Finocchietti; e cento sole una lettera di Giorgio III d’Inghilterra (quello che impose balzelli alle colonie americane) contenente notizie storico-araldiche; per discendere a trentotto lire con una lettera (1826) di Maria Isabella di Borbone al principe d’Aci. Dalle reggie al teatro: un contratto d’appalto su foglio a stampa riempito da Donizetti a Vienna nel 1842 è quotato duecentocinquanta lire, e duecento un gruppo di documenti di impresari, agenti teatrali e artisti, riguardanti l’attività della Malibran dal 1834 al ’36, particolarmente alcuni contratti per le recite della Norma alla Scala. E poiché siamo entrati nell’Ottocento, ecco per trentotto lire una lettera di Terenzio Mamiani all’editore Barbera, per diciotto lire una del Ministro Pasquale Stanislao Mancini con tanto di timbro « Il Guardasigilli », e per venti una cartolina del senatore Luigi Morandi precettore del nostro Sovrano. Un’altra lettera all’editore Barbera, lunga e vivace, è valutata duecento lire: ma è del Carducci. E subito si scende a sessanta lire per una lettera, allo stesso Barbera, di Luigi Capuana: tre fitte pagine con notizie letterarie del tempo. Quattro lettere polemiche del giornalista Pietro Sbarbaro, due delle quali intestate dalle carceri, costano 175 lire. E altrettanto una lunga lettera di Camillo Saint-Saëns con rilievi di carattere critico e notizie teatrali.
Ma il signore moderno dell’autografo resta pur sempre in Italia Gabriele d’Annunzio, che sparse a migliaia lettere e messaggi, e sono ricercatissimi. Duecento lire è quotato un esemplare dell’ordinamento dello Stato Libero di Fiume con dedica autografa all’aviatore Guido Keller; e 350 una lettera da Marina di Pisa (1904) in cui si parla delle rappresentazioni della Figlia di Jorio nell’America del Sud da parte della Compagnia Della Guardia con fortissimi incassi sui quali la Società degli Autori non riuscirà a farsi rilasciare nessuna percentuale. Infine per 400 lire si può avere un curiosissimo cimelio, un opuscolo, stampato alla macchia, contenente l’orazione funebre detta dal Poeta il 30 maggio 1917 nel cimitero di Monfalcone per un eroe del Carso. L’opuscolo reca questa avvertenza: « Meschina contraffazione per ingorda speculazione » scritta di mano del Poeta dieci anni dopo.
In un altro catalogo italiano (Selvi) è ancora D’Annunzio che batte il primato: 220 lire una lettera di tre facciate col motto « Per non dormire », 120 un’altra con lo stemma della Camera dei deputati al tempo della breve parentesi parlamentare del Poeta, 90 una terza da un albergo di Roma nel 1908. Poi le quotazioni hanno questo andamento: una lettera di Verdi 40 lire; una lettera di Giacomo Puccini 35 lire; Renato Fucini è dato a 40; il Carducci a 35; Paolo Ferrari a 50; Giovanni Pascoli varia da 40 a 10; Salvatore di Giacomo è dato a 15; e pure a 15 Giosuè Borsi...
I mezzi non sono molto lontani da quelli che si praticavano un secolo fa. Infatti nella vendita d'una delle più celebri collezioni d’autografi (Monnerque), svoltasi nel 1837, si realizzarono prezzi assai bassi: una lettera di Caterina de’ Medici per 45 lire, una di Federico il Grande per 63, un autografo di Ninon de Lenclos per 60, uno di Rousseau per 41, una lettera di Enrico IV per 60 e una di Anna d’Austria pure per 60. Tuttavia è da tener presente che oggi gli autografi di personaggi storici o comunque famosi dei secoli precedenti al XIX si tengono su quote abbastanza elevate. E molte volte la valutazione è in rapporto all’interesse del contenuto: una lettera di Emilio Zola esordiente è stata venduta recentemente per mille lire.
L’opuscolo stampato alla macchia che D’Annunzio rifiutò
Collezione: Diorama 12.04.39
Etichette: Osservatorio
Citazione: non firmato (Lorenzo Gigli), “Osservatorio: Variazioni sugli autografi,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2543.