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Titolo: Gli anni giovanili del Carducci

Autore: Lorenzo Gigli

Data: 1939-04-26

Identificatore: 1939_141

Testo: Gli anni giovanili del Carducci
Fremiti e sogni - Le biblioteche di Firenze - La prima orazione pubblica Alunno delle Muse - Alla conquista di se stesso e dell'arte
Il giovine artiere Giosuè che tempra i muscoli d’acciaio nella sua prima fucina è l’assunto propostosi da un biografo carducciano noto per precedenti indagini e lavori: Giuseppe Fatini. Di lui s’è stampato nelle edizioni Zanichelli un grosso volume, Carducci giovane, che abbraccia il quarto di secolo dal 1835 al 1860, cioè la graduale formazione del poeta, elaborata e maturata, attraverso le prime esperienze di vita e d’arte, nella ricerca di se stesso e della sua personalità d’uomo e di scrittore.
Nell’aprile del ’49, non avendo Giosuè ancora quattordici anni, la famigliola del dottor Michele Carducci si stabiliva a Firenze dopo un seguito di vicende non liete; e i primi passi dei ragazzo nello studio e nella vita diedero presto la misura della sua esuberanza e irrequietezza, forzatamente moderate per un certo tempo da attacchi di malaria. Letture su letture, in un ordine purchessia, e quell’invasamento della storia che dall’iniziale spinta all’azione passò poi a destare in lui una simpatia e una sensibilità tali da fare dell’elemento storico la sostanza della sua cultura e il lume della sua fantasia, temprandolo nell’amore della patria e nel culto delle sue glorie e investendolo dell'altissimo ufficio di poeta civile.
Ad un certo momento i suoi ebbero l’idea di avviarlo alla carriera militare, ed egli infatti presentò domanda d’ammissione ai relativi esami: ma all’ultimo momento non si presentò, e di indossare la divisa non si parlò mai più. Quando, dopo un triennio di studi, lasciò gli Scolopi, la sua strada era ormai definitivamente segnata. Frequentatore assiduo delle biblioteche, leggitore instancabile di tutto ciò che gli capita sotto mano (nei registri della Magliabechiana la lunga serie delle sue letture testimonia della mancanza d’un piano e d’un metodo), egli ha come la febbre di rivelare a se' stesso, assimilandole, le grandi idee degli scrittori, specie quelli del Risorgimento, che gli mettevano il fuoco addosso. Mazzini lo faceva ruggire (povero lioncello maremmano dagli abiti lisi), e sull’Ortis fremeva e piangeva. Del resto la lettura agiva su di lui anche per un’altra via: quella delle discussioni col compagni che lo addestravano così nell’arma critica e polemica. E i primi suoi amici furono Ferdinando Travaglini, il Gorgoni e il Nencioni i quali esercitarono nella sua vita varia e lunga influenza. Poiché eran di moda nelle scuole le accademie di giovani intese a stimolarne le attività letterarie, il Carducci si fece promotore d’un’accademia nuova che fosse palestra di libere opinioni italiane e la chiamò dei Filomusi o amici delle Muse, inaugurandola egli stesso nel maggio del ’52 con quell’orazione sulle condizioni della letteratura italiana e sulle finalità dei Filomusi che oggi apre il volume quinto (Prose giovanili) dell’edizione nazionale delle Opere carducciane. Il presidente dei Filomusi faceva così, a diciassette anni, il suo ingresso ufficiale nei regni letterari, con una dotazione di cultura e di osservazioni personali ragguardevoli. E la propria preparazione e passione confermò nel successivo discorso Dell’Italia, la cui storia, egli disse « la mostra robustissima di vita » in opposizione alla miserabile fola della terra dei morti. Particolarmente notevole nel discorso il passaggio relativo al periodo dei Comuni, che suggerisce al giovanissimo oratore una fervida sintesi della lotta tra l’impero e le città lombarde, dove spira un presentimento di quel soffio poetico che animerà più tardi le strofe delle Canzone di Legnano. Italia non è morta, proclama l’oratore concludendo, anche se il gufo stride sulle rovine del Campidoglio e pascono gli armenti nel Foro: « siede nel tabernacolo dei nostri cuori, e noi italiani conservato le abbiamo tutto lo splendido mistero del passato, tutte le illusioni del presente, tutte le speranze dello avvenire, e giuriamo di vivere, di pugnare, di morire per lei... ».
Confrontando gl’inediti e rari del citato quinto volume delle Opere (Edizione Nazionale) con le pagine corrispondenti della biografia del Fatini si illustrano dall’interno i caratteri peculiari della formazione spirituale del Carducci, si colgono in embrione alcuni dei concetti fondamentali che il poeta svolgerà più tardi, e si assiste alla genesi e allo sviluppo del suo procedimento critico e stilistico. Sono anni pieni, questi; una preparazione che è già uscita dai limiti didattici e rettorici per avviarsi alla conquista d’una maturità ammirevolmente precoce, si che i frutti se ne annunciano abbondanti e saporosi. Inoltre si avverte, contemporaneo al travaglio critico di questo periodo, la nascente passione per la poesia che nel Carducci si risveglia sotto la triplice ispirazione delle letture, del disagio morale che gli procurava la vita familiare con le
sue privazioni e delle impressioni destate in lui dal paesaggio fiorentino. Già a dieci anni aveva scritto un poemetto in ottave e, dopo, qualche altro canto; ma di questa fanciullesca produzione nulla resta salvo il sonetto A Dio che ora si legge nel primo volume dell’Edizione Nazionale. Il discepolo delle Muse si rivela a Firenze, dapprima con esercitazioni sulla falsariga degli autori prediletti, tuttavia non prive di qualche lampo genuino e di voce robusta ed espressiva; e poi mediante i contatti coi classici che lo sottraggono al fascino della poesia romantica. Motivo prevalente della lirica del periodo fiorentino è il dolore nelle sue due facce personale e civile che riflettono le sofferenze del poeta e quelle della Patria schiava. A sedici anni, dipingendo in due sonetti, sull’esempio dell’Alfieri e del Foscolo, il proprio ritratto esterno ed interno, il giovanetto proclama: Patria miei Numi e Amore e Poesia: vivo di sogni: e tutta una melode di memorie e speranze è l’alma mia.
Si segnano, appunto, nel primo e nel secondo volume dell’Edizione Nazionale le tracce di queste esercitazioni attraverso le quali il poeta si addestra nella tecnica del verso e della strofa; e frequenti si presenteranno le occasioni di fermare momenti e movimenti tipici di quella crisi di pessimismo che, nonostante la consacrazione ai Numi di cui sopra, travaglia a lungo il giovane Carducci e dalla quale ogni tanto si svincola rifugiandosi nei ricordi nostalgici della sua Versilia o liberando il proprio umore malinconico in sfoghi satirici e burleschi, brevi parentesi, come lo scherzo (parodia d’un sonetto di monsignor Della Casa) « a un poetaccio nato in montagna », mirante allo scolopio padre Barsottini reo di leggere troppo spesso in classe il Prati:
Nascesti dentro d’un secchion da latte e a scrivere imparasti in una botte, accordando le rime irte ed astratte a lo scoppiar de le castagne cotte...
L’amore della donna e della gloria venne a salvare la sua poesia dagli intristimenti scolastici e a darle ala. Le immagini di fanciulle ideali danzanti nella sua fantasia (che poi trasvoleranno mirabilmente nell’Idillio maremmano) lasciano il posto ad una fanciulla reale per la quale il suo cuore inerte prende a battere: Elvira Menicucci. I fiori poetici sbocciarono presto copiosi, e con un altro gruppo di componimenti formano una raccolta manoscritta (1853) che reca il titolo: « Liriche d’amore di Giosuè Alessandro Carducci da Valdicastello »: tentativi ancora, della cui insufficienza è primo a rendersi conto il poeta medesimo, il quale sente ormai il bisogno di trovare nell’arte l’equilibrio di quei sentimenti contradittori che agitano il suo animo in contrasto con la realtà e con se stesso. Da qui il Carducci muoverà con fede ma senza fretta alla conquista dell’arte: che, se anco tarda a venir, premia coloro che se ne rendono degni.
Lorenzo Gigli
Padre Geremia Barsottini
Firme del Carducci giovinetto, nel registro dei lettori della Magliabechiana

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 26.04.39

Citazione: Lorenzo Gigli, “Gli anni giovanili del Carducci,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2558.