Beta!
Passa al contenuto principale

Titolo: OSSERVATORIO: Pensieri sulla rivoluzione francese

Autore: non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1939-05-24

Identificatore: 1939_159

Testo: OSSERVATORIO
Pensieri
sulla rivoluzione francese
Sono del Tommaseo, e si trovano tra i manoscritti depositati alla Nazionale di Firenze; nacquero almeno in parte dagli studi e dalle ricerche che il Tommaseo nel 1835 faceva nelle biblioteche parigine per curare l’edizione delle relazioni degli ambasciatori veneti commessagli dal ministro Guizot. Pubblicando ora questi « pensieri » nella rivista bimestrale Convivium, Raffaele Ciampini avverte che vi si possono trovare le tracce di una tradizione ostile alla rivoluzione di Francia « che non fu rara al nostro Risorgimento, e che meriterebbe di essere meglio lumeggiata ». Ecco intanto alcuni dei « pensieri » tommaseiani, che traduciamo dall’originale francese (è bene meditarli in questi giorni in cui la terza Repubblica sta appunto commemorando ufficialmente la rivoluzione dell’89 e gl'immortali pricipii):
La rivoluzione ha distrutto certi simboli del dispotismo, non il dispotismo.
L’entusiasmo della Francia al tempo della repubblica non è che un entusiasmo di guerra e d’obbedienza, e prova che la Francia è una nazione principalmente belligerante e monarchica, cioè che deve cambiare in parte di natura se vuol rappresentare una grande parte nell’avvenire.
Sulle sponde del mare c’erano case eleganti e casupole, campi incolti e campi coltivati. Venne il mare: devastò tutto, poi si ritirò. Ma il mare ha vinto? Ha migliorato le opere della natura e dell’arte? No; esso lasciò sul terreno devastato sabbie, scheletri e resti preziosi di naufragio. Alcuni passanti s’arricchirono con questi resti; con la sabbia si costruiranno nuove case; gli scheletri, depositati in un museo, formeranno oggetto di molte osservazioni e di qualche scoperta. Ma le tempeste e i naufragi sono da desiderare per questo? È lecito dubitarne.
Non bisogna mai giudicare le imprese umane dal loro inizio: perchè l’inizio si allaccia spesso all’epoca precedente, in ciò che ha di buono come in ciò che ha di cattivo. Cosi quando sentiamo le genti della rivoluzione mettere avanti queste parole generose: uomo, umanità, non dobbiamo dar loro una troppo nobile estensione. Vedremo assai presto la saggezza umana cadere da queste altezze e vedremo questi promotori della felicità universale occuparsi d’un partito che si chiama la Comune di Parigi. In effetto, lo spirito parigino è molto più municipale che certuni non pensino.
Ciò che salvò la Francia fu l'insofferenza della invasione straniera; ciò che potrebbe perdere la Francia sarebbe il disprezzo delle idee e delle volontà delle nazioni straniere.
La rivoluzione è un abito rivoltato.
Le innovazioni unicamente politiche non approdano mai a nulla. La politica deve essere il mezzo, non il fine.
Gli innovatori potenti non saprebbero, neppure se volessero, usare parole inutili. La formula una e indivisibile racchiude una tautologia che, agli occhi dei chiaroveggenti, è un segno d’impotenza.
Le dottrine che hanno generato la rivoluzione essendo negative, non ne poteva risultare nulla di positivo.
Intanto che la Francia non farà che predicare le dottrine del diciottesimo secolo, più o meno prudentemente velate, con le loro conseguenze, vale a dire la gloria come l’intendeva Napoleone e l’ordine come lo intendono i ministri di Luigi Filippo, l’unità della Francia non sarà che una disgrazia per essa e per gli altri popoli. Cosi non bisogna appoggiare troppo sulla parola nazionalità, che, separata dalla parola moralità, è completamente vuota di senso. Meglio varrebbe perdere l’unità che salvarla per mezzo di delitti.
Libertà è un bene negativo; eguaglianza è un bene materiale; non c’è che la fratellanza che sia la felicità politica. La rivoluzione non ha fatto nulla per essa. Bisogna avere il tempo per amare. Fino a tanto che si teme e si odia, non si hanno fratelli.
Quando una società d’uomini giunge a deificare Marat e ad uccidere Carlotta Corday, è giudicata. Nessuna gloria può coprire una tale bassezza, nessuna virtù umana può lavare un tale crimine. Per credere alla riabilitazione di individui simili bisogna credere nella onnipotenza di Dio

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 24.05.39

Etichette:

Citazione: non firmato (Lorenzo Gigli), “OSSERVATORIO: Pensieri sulla rivoluzione francese,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2576.