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Titolo: Copperfield tradotto

Autore: non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1939-05-24

Identificatore: 1939_161

Testo: IL LIBRO della settimana
Copperfield tradotto
Il romanzo più letto del mondo? Certo, uno dei più letti. Singolare destino d’un’opera che reca nel suo lungo titolo originale la dichiarazione che l’autore « never meant to be published on any account », come dire che per nessun motivo intendeva che il romanzo fosse pubblicato. Dickens lo scrisse nel biennio 1849-50 e gli diede il carattere di confessione (The personal History, ecc. ) del signor Davide Copperfield, nome che gli apparve, dopo lunghe ricerche, come il più adatto in quanto le iniziali rovesciate sono quelle di lui, Dickens; ed egli, quando glielo fecero osservare, ne rimase colpito come da un monito, da una predestinazione. « Io nacqui a Blunderstone nella contea di Suffolk... »: appunto, nel titolo originale, il romanzo è attribuito a Davide Copperfield «the younger, of Blunderstone Rookery »; ed è intimamente autobiografico, soprattutto nella prima parte: quelle sono le impressioni, sofferenze, esperienze e letture del piccolo Carlo Dickens.
E si tratta di pagine così universalmente note che non ci soffermeremo ad illustrarle, se non per aggiungere che proprio rivivendo la sua odissea Dickens concepì quel profondo amore per i fanciulli che fu non solo una delle fonti più pure della sua arte, ma anche uno degli scopi e degli ideali della sua esistenza.
Numerose sono le versioni italiane del Copperfield; di valore diverso, integrali, ridotte, riassunte, e via dicendo. Adesso Enrico Piceni ha ritradotto l’opera (Vita ed esperienze di Davide Copperfield) in due volumi della «Romantica » di Mondadori, proponendosi di essere fedelissimo alle parole ma anche al ritmo mutevole della prosa dickensiana e di riuscire italianamente molto leggibile. Diamo atto al Piceni di queste oneste intenzioni, servite con quello scrupolo e quell’intelligenza che fanno di lui un esemplare traduttore di capolavori; fermi restando naturalmente i termini della eterna questione se la traduzione perfetta d’un capolavoro sia mai possibile. Intanto, merito del Piceni è d’essersi accostato al testo dickensiano non da letterato zelante, ma da uomo di moderna sensibilità e coltura, facendo giustizia dei sistemi dei vecchi traduttori che per un male inteso senso di convenienza svirilizzavano Dickens ed edulcoravano la sua prosa gagliarda e il suo sano sentimento plebeo: donde in circolazione troppi Dickens di maniera, composti e per bene, rispettosi del galateo e degli usi della buona società. Traduttori traditori non sono mancati mal ai grandi: ed è questo un altro aspetto del problema di tradurre, il quale sottintende prima di tutto condizioni particolari nell’ordine non soltanto della responsabilità e del gusto ma anche del senso artistico.
Del resto le difficoltà di tradurre Dickens si possono ridurre, grosso modo, a quella, capitale, dipendente dall’atmosfera e dal tono provinciale della sua opera, che ne influenzano la lingua e lo stile: da tutto insomma l’atteggiamento pittoresco del pensiero e dell’espressione del grande romanziere, tipico « genius loci » rappresentativo campione nazionale. Alla sua opera d’artista e alla sua pratica d’uomo di fede si ricollegano infatti, in un movimentato periodo della storia britannica, episodi politici e sociali significativi, e addirittura riforme umanitarie e pedagogiche per le quali, naturalmente, i tempi erano maturi, ma a cui il suo nome rimane legato come quello che raccoglie ed esprime il concetto della potenza dell’arte e ce lo rimanda concretato in fatti mirabili e duraturi.
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Ritratto di Carlo Dickens eseguito da Janet Barrow quando lo scrittore aveva diciott’anni

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 24.05.39

Citazione: non firmato (Lorenzo Gigli), “Copperfield tradotto,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2578.