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Titolo: Adunata in Aosta

Autore: Francesco Pastonchi

Data: 1939-05-31

Identificatore: 1939_163

Testo: Adunata in Aosta
Scarpon ferrati d’Aosta « la veja », rimbomba l'Arco d’Augusto a la pesta: eterna è Roma: l’aquila sorvola:
Croce di Cristo ributta Calvino.
Scarpon ferrati, soldati dell’Alpi, fanciulli gravi, incantati di culmini, vogliamo fare solenne adunata all'osteria che sappiamo, laggiù, che s’éntra in corte tra carri e cavalli e intorno intorno ricorre la loggia con salutare di donne a gli arrivi. Vogliamo fare gagliarda bevuta dei vostri vini, Carema e Ciambava, che san di roccia picchiata dal sole.
Oste, che mai non ti snebbi in cipiglio, truce imperando su pavide fanti, noi non sgomenta l'immane coltella che vai brandendo. Sul grezzo tagliere affetta affetta la bruna « muceta » che maturò nel profondo camino; portaci cacio di baita e vetusta « toma » e la densa fontina di Linty. Porgi la « grolla » scolpita di pampini (noi si ripudia incapaci bicchieri) còlmala rasa, che subito è vuota, da mano a mano passando in trionfo.
Compagnia grande noi siamo, appancati a lunghe tavole sghembe ma salde che le tue donne han fiorito d'anèmoni. Odore io sento di giovani estati, quando la prima Regina d’Italia scendeva a messa con veste scarlatta di « gressonara » lungo i verdi prati, e si scoprivan del Rosa i ghiacciai fulgidi, allegro spumeggiando il Lys.
Tu, cacciator, narrami di stambecchi veduti all'alba brucar l'ombra azzurra della montagna, ma di colpo, a un sasso che smuovi incauto, via balzar pei greppi in un attimo in vetta, e il sol che nasce crestarne l'erte corna, ecco... spariti.
E tu, che, nei lenti occhi di pastore porti silenzio di remote paci col gregge sparso e le vaganti nubi, dammi un tuo canto che suona la sera alla soglia del casolare, e dentro crepita il fuoco della poca cena.
Di te, Carrèl, parlano i monti, parlano le conquistate vette. Taciturno è l’ardire. Ma pallido io ti vidi calar dal monte quel dì che, fendendo sùbito nembo, un fulmine ti svelse la picozza dal pugno, e ancor l’acciaio ne mostra il solco. T’assisteva il Santo pregato nella chiesa tra le nevi.
Bevi, o sovrano esule: bevete, scalinatori di ghiacci, bevete grappatori di rocce, scolte ai varchi d'Italia, per Sant’Orso che vi guardi!
Nei capitelli del chiostro, l'antico artista inscrisse la novella fede:
l'agnello e il lupo pascono fratelli, l'aquila e la colomba ad una coppa bevono insieme. Alte le « grolle », o amici, noi più terragni libiamo altro nettare.
Scarpon ferrati d'Aosta « la veja », l'Arco d'Augusto rimbomba a la pesta: eterna è Roma: l'aquila sorvola:
Croce di Cristo ributta Calvino.
Francesco Pastonchi
Questa « Adunata in Aosta » fa parte di un gruppo di liriche inedite di Francesco Pastonchi, intitolato « Infanzia e Paesi », che esce nel fascicolo del 1° giugno della Nuova Antologia. Ne togliamo appunto, per gentile concessione, l’Adunata che più da vicino riguarda un lembo di terra piemontese appena ieri visitata dal Duce.
Per quelli dei nostri lettori che ignorassero certi usi aostani, avvertiamo che la muceta è una speciale carne seccata al calore del camino, una specie di cibo classico per il montanaro aostano; e che la grolla è una grande coppa di legno scolpito per berne il vino nelle solennità: si ricorderà che Aosta donò appunto una grolla d’oro al Principe di Piemonte per le sue nozze. Ci parrebbe poi superfluo illustrare il chiostro della antichissima chiesa di Sant’Orso che porta nei capitelli le vivaci figure simboliche accennate nella poesia; come anche rinfrescare la storia della invasione eretica di Calvino nella Valle d’Aosta, fermata e ricacciata dal Cattolicesimo, donde a memoria la Croce di Cristo sotto l’Arco d’Augusto.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 31.05.39

Citazione: Francesco Pastonchi, “Adunata in Aosta,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2580.