HANS GRIMM e lo spazio vitale (dettagli)
Titolo: HANS GRIMM e lo spazio vitale
Autore: Lorenzo Gigli
Data: 1939-07-26
Identificatore: 1939_212
Testo:
Hans Grimm
e lo spazio vitale
È accaduto questo. Che nel 1926, in pieno trionfo della letteratura disfattistica e deprimente di marca giudaica che speculava sulla guerra perduta, sul sacrificio dei morti, sul collasso dei vivi, sulla disoccupazione e via dicendo, uscisse in Germania un libro nel quale si respirava l’aria dei giorni futuri e si ponevano sul piano narrativo problemi politici e sociali dei quali l’imminente avvenire si sarebbe incaricato di dimostrare l’urgenza. Il libro si intitolava Popolo senza spazio e raccontava l’odissea d’un emigrante tedesco nelle cui sofferenze e nelle cui vittorie era simbolicamente rappresentata la parte della gente germanica nello sviluppo della storia mondiale: come dire che coloro che davanti ai tavoli verdi di Versaglia l’avevano giudicata indegna d’impero e incapace di governare colonie, celando dietro il rigorismo della sentenza i propri disegni di rapina e di spartizione, avevano commesso una enorme ingiustizia che avrebbe pesato anche sui loro stessi interessi.
Per tal modo l’autore del romanzo, Hans Grimm di Wiesbaden, assumeva fin da tredici anni or sono a motivo d’arte la formola dello spazio vitale che oggi tutto il mondo conosce e discute, perché il Terzo Reich di Hitler ne ha fatto un caposaldo della sua politica realistica.
Hans Grimm non è un giovane delle nuove generazioni. Nato nel 1875, emigrato prima della guerra, impiegato in Inghilterra poi nel Sud-Africa, commerciante e colonizzatore nelle colonie tedesche, parla e scrive di ciò che ha veduto e sperimentato; e i dolori, le speranze e le gioie del pioniere furono compagni delle sue giornate solitarie. Scoppiato il conflitto mondiale, egli lasciò l’Africa e tornò in Europa per combattere. Dal '18 vive in Germania; e la sconfitta non ha inciso sul suo spirito, nutrito di superiori certezze. Da allora tutto ciò che il Grimm ha scritto — anche negli anni torbidi ed oscuri del disfattismo — è in funzione della rinascita tedesca e del diritto della Germania ad assidersi al convito delle potenze mondiali. La tesi che il Grimm sostiene non è dichiarata; la bontà ne è implicitamente dimostrata, senza necessità di conclusioni eloquenti. È legata alla lunga esperienza africana dello scrittore, alla sua testimonianza degli sforzi eroici con cui la gente tedesca si affermò in Africa e vi piantò la bandiera della patria portata avanti a prezzo d’indicibili sacrifici che un tratto di penna non può cancellare dal libro della storia.
Questo « spirito coloniale » si respira in tutta l’opera del Grimm. Recentemente Ervino Pocar ha tradotto in italiano sette racconti scelti da diversi libri di lui e li ha raccolti sotto il titolo del primo (Il tribunale nel Karru) in un volume della « Medusa » di Mondadori. Di essi, almeno sei hanno per palcoscenico l’Africa occidentale tedesca perduta con la guerra, e per motore un sentimento di nostalgia che è fatto di tanti elementi insieme, di poesia del paesaggio, di orgoglio della solitudine e della responsabilità individuale del pioniere, di riconoscimento del valore della qualità sul numero, di lealtà nei rapporti tra bianchi, anche se appartenenti a popoli nemici, e di solidarietà tra essi di fronte alla società indigena. La morale eroica che discende da queste premesse non può essere annullata dagli avvenimenti, che sono sempre provvisori. Così che la rappresentazione del Grimm è costantemente distaccata dalle contingenze, e il suo tono è superiore e sereno. La polemica è implicita come la tesi, autoinserita nel nerbo stesso della materia. Chi legga, ad esempio, La moneta d’oro non ha bisogno che l’autore gli denunci il grossolano errore del quale si sono resi colpevoli i franco-inglesi adoperando in colonia durante il conflitto europeo gli stessi mezzi di propaganda antigermanica che usavano nel resto del mondo e accendendo le fantasie elementari degli indigeni coi fuochi d’artificio delle calunnie inventate nelle logge massoniche di Londra e di Parigi e diffuse dagli agenti dei servizi segreti, sì che tra gli ottentotti e i bantù la favola dei tedeschi massacratori di donne e mutilatori di bambini aveva corso come negli spacci di menzogne della Senna e del Tamigi. Venne poi il verdetto dei barattieri di Versaglia a mettere fuori legge la Germania anche sul piano coloniale, in base appunto a un’istruttoria falsa e bugiarda; e davvero non par credibile che le menti dei giudicanti fossero a tal punto oscurate dall’odio irragionevole e vile.
Ma, più che su queste reazioni della coscienzà del tedesco Grimm di fronte all’ingiustizia internazionale, richiamiamo l’attenzione del lettore italiano su qualche altro racconto (Come Rita cessò di essere bambina) particolarmente utile ai fini della formazione di quella mentalità coloniale che è necessaria nei popoli chiamati a destino d’impero. Poeta della colonia, il Grimm, su una trama narrativa sempre vigilata e illuminata dall’arte, fa centro sui pericoli e le insidie alle quali il bianco è esposto se non lo sorregge il senso assoluto del dovere verso la propria razza e lo spirito di sacrificio spinto all’estremo.
Superfluo dopo la lettura di queste pagine che altri ci venga ad illustrare con dati biologici e statistici le malefatte del meticciato: anche in questo caso, come in mille altri, l’artista ha prevenuto e superato il documento ed ha trasportato nell’universale il caso singolo, assumendolo ad epilogo d’una esperienza umana maturata in colonia, dove il bianco è dio a patto che non se ne dimentichi mai e non s’abbandoni a debolezze, ma eserciti il suo diritto e si valga della sua forza sulla base della giustizia, come fa il magistrato del racconto Il tribunale nel Karru dove la maestà della legge è messa sugli altari.
Racconti, anche, dell’ardimento e dell’energia; e, si diceva dianzi, della solidarietà bianca nel mondo di colore. Chi l’ha compromessa ed offesa, porta una gravissima responsabilità davanti alla storia; e un giorno o l’altro la dovrà scontare.
Lorenzo Gigli
Hans Grimm
Collezione: Diorama 26.07.39
Etichette: Fotografia, Lorenzo Gigli
Citazione: Lorenzo Gigli, “HANS GRIMM e lo spazio vitale,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2629.