Processo all'intellettuale (Amina di Salvator Gotta) (dettagli)
Titolo: Processo all'intellettuale (Amina di Salvator Gotta)
Autore: non firmato (Lorenzo Gigli)
Data: 1939-08-16
Identificatore: 1939_227
Testo:
Il libro della settimana
Processo all’intellettuale
La lettura dell’ultimo romanzo di Salvator Gotta, Amina (Ed. Baldini e Castoldi, L. 12), ci ha invogliati a riprendere un articolo di Prezzolini, vecchio di qualche mese, apparso nelle colonne del Diorama e seguito da un concerto di discussioni, consensi e dissensi che bastavano da soli a indicare l’urgenza e attualità del problema impostato con grande franchezza dal Prezzolini. Si trattava, come i lettori ricorderanno, della parte dell’intellettuale nel nuovo clima italiano e del superamento delle posizioni ideologiche ch’egli si illudeva di rappresentare e difendere. Con sincerità e coraggio che lo onorano, il Prezzolini faceva il processo a una generazione della quale egli stesso era stato un esponente rappresentativo, e concludeva con una condanna che a molti dispiacque, sì che poi corsero alle difese dell’intelligenza come se davvero battendo in breccia l’intellettualismo arido ed egocentrico si fosse attentato allo splendore e alla libertà di quella.
Che tipo fosse l’intellettuale d’anteguerra, e che aspetti assumesse prolungandosi nel tempo nuovo e sopravvivendo senza speranza nel mondo d’oggi agli antipodi coi suoi schemi mentali il Prezzolini chiariva assai bene. Ora quel tipo il Gotta esemplifica nel suo romanzo, lo tira fuori, per così dire, dalla naftalina della catalogazione letteraria e filosofica e lo fa vivere. E se gli fa fare una brutta figura, ma senza acredine anzi con molta comprensione, la colpa non è del romanziere, bensì del personaggio, scelto a rappresentare un modo di sentire e di pensare e un costume che sembrano stranamente incartapecoriti e lontani, come se non trent’anni fossero passati dalla loro epoca aurea, ma secoli, sì che recano addosso incrostazioni di fossili.
Il Gotta ha messo in opposizione due principii, l’intellettualismo, degenerazione dell’intelligenza, e la natura; ed è conflitto eterno, come ne è eterna la soluzione, la quale è sempre a favore della natura, figlia diletta di Dio. Il conflitto, tradotto in racconto, permette al Gotta di sciogliersi subito dall’impegno della simbologia e dalla tentazione della polemica. Ovvero, la polemica è implicita nella sostanza ideale dell’avventura e nella sua impostazione etica; e del resto il Gotta stesso s’è ricordato dello scritto di Prezzolini, e lo cita precisando appunto (pag. 82) che Alberico Palma, protagonista del romanzo, è un individuo di quella specie, un malato di intellettualismo, che vuol capire tutto e mettere tutto in discussione e non starà mai contento al quia; un uomo pronto a discutere l’onore di sua madre e 1’esistenza del suo paese. Viene dall’estero, dove è vissuto a lungo, e toma alla sua terra d’origine per via d’una eredità. Prende gusto alle sue nuove funzioni di signore in un castello del Canavese che si chiama Torre Daniele, rudere gentilizio dominante un borgo di contadini e di pastori. (Sul frontespizio del romanzo occhieggia un rigo di note di Pizzetti, la musica di un verso della famosa lirica settembrina, di D’Annunzio; — Ah, perchè non son io co’ miei pastori... ). Andiamo verso l’idillio pastorale? E il titolo del romanzo non vi incoraggia a resuscitare fantasmi gentili? Invece il racconto, arioso per la consueta freschezza di sensazioni ed evidenza di paesaggi, si incupisce poi e precipita nel dramma. Deus ex machina, la corruzione spirituale di Alberico; il quale vede le ragioni del proprio disagio e le denuncia («... mi pareva che ci fosse una specie di grandezza e quasi di nobiltà in questo stupefacente assordimento di sensi e cedimento di ragioni di vita. L’intellettualismo... invade lo spirito e non lascia nulla in piedi»), ma è impotente a salvarsi, troppo fonde essendo in lui le radici del male, contro le quali si spezza ogni tentativo di reazione. Avviene dunque che Alberico si incapricci della giovane Amina; e se ne incapricci al modo degli eroi dannunziani decadenti, come uno Sperelli e un Hermil, paragonando la pastorella del Canavese nientemeno che alla statua della Venere di Cirene. La droga estetica lo esalta al pari della droga perversa: ed entrambe operano su di lui ed egli riesce a distogliere Amina dal suo dovere di promessa sposa del pastore Pino che sorveglia con animo innocente i branchi delle pecore nel cospetto delle grandi vette alpine. La parentesi malefica non dura molto; Amina non ha mai cessato di amare Pino; questi sa e perdona; si sposano e vanno via. Ma Alberico è stato trasformato da quella rapida fiammata che è diventata passione e lo ha rimesso nel ciclo umano della vita. Egli sente di non poter stare senza Amina; scende dai monti al piano, va a cercarla nel suo nuovo rifugio. Amina sta per avere un figlio, e si difende con la forza delle sue ragioni di donna e di madre. L’altro non può intendere la bellezza e la verità del linguaggio di Amina. E Amina per liberarsi pone mano ad un’arma e lo uccide. Il romanzo si apre e si chiude con gli scorci del processo dal quale Amina uscirà assolta per riprendere il suo posto nella società Il processo al responsabile del dramma, ad Alberico, lo ha già fatto l’autore nel corso del racconto; e ancora una volta il conflitto tra intellettualismo e natura s’è deciso a favore di quest’ultima e la superbia è stata battuta in breccia dal cuore. Merito del Gotta è d’aver inserito il conflitto in un romanzo che nell’ordine psicologico e morale come nell’ordine costruttivo è tra i suoi migliori di questi ultimi anni. E sia detto a sua lode che i personaggi di Alberico e di Amina, in cui s’incarnano i due termini del conflitto ideale, sono creature costantemente vive; com’è vivo e sentito tutto quanto li circonda, l’atmosfera, il paese, la gente, le opere e i giorni, cantati con quella musicalità interiore che è l’accento della poesia messo dal Gotta a dar rilievo alle cose che più gli sono care e vicine.
Salvator Gotta
Collezione: Diorama 16.08.39
Etichette: Il libro della settimana
Citazione: non firmato (Lorenzo Gigli), “Processo all'intellettuale (Amina di Salvator Gotta),” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/2644.