Leonida Rèpaci (dettagli)
Titolo: Leonida Rèpaci
Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)
Data: 1932-03-30
Identificatore: 1932_157
Testo:
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Leonida Rèpaci
Rèpaci viene dal giornalismo, e molti ti non hanno dimenticato gualche buon frutto del suo esercizio torinese di critica letteraria, drammatica e musicale. Trasferitosi all’ombra della Madonnina, Rèpaci ha disciplinato nel clima milanese le sue tendenze letterarie e s'è buttato al romanzo come quello che gli consente di svolgere in una visione ampia e ordinata la sua concezione della vita e del mondo, il suo pensiero sull'umanità contemporanea e sui rapporti sociali. Qualche saggio interessante di teatro (come il dramma La madre incatenata) è venuto in buon punto a polarizzare intorno a questo giovane scrittore calabrese l'attenzione del pubblico più vasto: e coloro che han poi cercato nelle librerie le opere narrative del Rèpaci, dall’Ultimo Cireneo, apparso nel 1923, alla Carne inquieta e ai Racconti della mia Calabria, non han dovuto pentirsi dell’incontro, hanno potuto identificare nello scrittore uno dei temperamenti più tormentati e vigili della giovane generazione letteraria e una severa coscienza delle proprie forze e possibilità, impegnate nella esplorazione degli abissi morali e delle psicologie dolorose non da una posizione freddamente analitica ma col viatico della più calda ed attenta simpatia umana. Adesso la bibliografìa del Rèpaci si accresce d'un numero di qualche peso, con un nuovo romanzo che s’intitola I fratelli Rupe (ed. Ceschina, Milano, 1932) e dove, forse più che nei precedenti, le qualità e i difetti dello scrittore urgono in tutta la loro prepotenza. Il che significa che il Rèpaci non è artista davanti al quale si possa restare indifferenti: la sua opera invita sempre alla discussione, pone senza equivoci il dilemma, del prendere o lasciare. Oggi dal suo ciclo ideale il Rèpaci ci trasporta in un vero ciclo narrativo. ci inizia ai segreti d’una storia che continuerà. I fratelli Rupe è il primo d’una serie di romanzi che insieme formeranno il quadro dell’odierna vita sociale: nella prefazione è tracciato infatti il disegno generale dell’opera che consterà di quattro o cinque volumi, e che comunque si propone alla nostra attenzione per la sincerità della sua genesi spirituale ed artistica. Storia d’una famiglia, avventura di più generazioni. L’impegno è solenne, ma le forze valide. Sfondo la Calabria a gesta che si proiettano abbastanza lontano nel tempo che precedette la guerra, precisamente al momento del terremoto calabro-siculo. I Rupe son dieci figli raccolti, all’inizio del romanzo, intorno al padre morente: dieci correnti d’idee e di attività che domani sboccheranno nel mare del mondo. Perciò abbandonano il loro paese, si disperdono ciascuno legato al carro del proprio destino. Il romanzo si chiude sulla tristezza del distacco.
Il disegno è audace, le idee generose« la sensibilità pronta alle più fonde reazioni. Si vorrebbe che ad essa rispondesse uno stile più scarno e virile, una più cauta vigilanza antiletteraria. Il Rèpaci si compiace della parola che suona bene, direi che sì asoolta parlare, e dissolve in questo narcisismo parte dell’interesse diretto della narrazione. Delle seicento pagine del romanzo, un buon terzo è di troppo. La poesia del paesaggio e il sentimento drammatico restano spesso smorzati da un eccesso di verbosità e da virtuosismi stilistici che contrastano con la grandiosa uma nità del tema.
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Il romanziere e commediografo tedesco Gerhard Pohl, che ha ottenuto a Berlino un grande successo col dramma storico « Kampf um Kolhenau ».
Collezione: Diorama 30.03.32
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Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Leonida Rèpaci,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 16 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/413.