Aldo Palazzeschi (dettagli)
Titolo: Aldo Palazzeschi
Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)
Data: 1932-07-27
Identificatore: 1932_347
Testo:
GALLERIA
Aldo Palazzeschi
Ricordate la poesia di Palazzeschi «La porta »?
Davanti alla mia porta si fermano i passanti per guardare, taluno a mormorare:
« là, dentro quella casa, la gente è tutta morta, non s’apre mai quella porta, mai mai mai ».
Bene, quella porta, adesso s’é aperta e vi possiamo ficcare dentro gli occhi con legittima curiosità. Essa dà in una lunga galleria terrena dalie cui pareti pendono in doppia fila ritratti e incisioni, e h a n tutti un carattere nel tempo. Stampe dell’Ottocento, avverte Palazzeschi (edizioni Treves Treccani Tumminelli, Milano 1932): cioè un quaderno illustrato di memorie. Ma di codeste stampe ottocentesche, sebbene sfumate nella fiaba e alonate d'irreale, ne abbiamo trovato più d'una anche in quel più vasto e complesso libro della memoria ch’è il diario poetico di Palazzeschi, la raccolta definitiva delle sue Poesie (ed. Preda, 1930), composte fra il 1904 e il 1914, si che l'autore poteva « considerare il libro nel suo naturale svolgimento, come la vicenda spirituale della propria fanciullezza ». Le Stampe d’oggi ci riportano anche più indietro, all'nfanzia. Sotto le finestre di Palazzeschi bambino si potrebbero cantare tante di quelle belle filastrocche e favole ch’egli andò poi componendo all'insegna del lasciatemi divertire: Ara Mara Amara, Oro Doro Odoro Dodoro, Il principe e la principessa Cocchio di Chiodino, La fontana malata, Rio Bo. E certo egli s’affaccerebbe intenerito e divertito ad ascoltare. Spalancar la finestra gli è sempre piaciuto
(Il pozzo azzurro del Sole s’affonda
nel cielo denso d’amaranto, nel mezzo agli oliveti porporini galleggia
il mazzo degli oleandri d’argento...
ma non soltanto per contemplar paesaggi accesi e sentirsi bruciare. Oh! la finestra. « Avevo due anni; due anni e un amore già: la finestra ». Tutte la finestre: dalle quali penzolava la propria curiosità sulla vita.
Quel che vedeva allora, con gli occhi d’alba spalancati sul mondo, gente trascorrere, quadretti di genere, il rosario delle ore del giorno, ognuna con un tipo ed un episodio, i foglietti del calendario staccantisi come petali di rosa soffiati via daliaria, le bolle di sapone della fantasia nel cielo della vita quotidiana; codesti furon giochi cari al Palazzeschi bambino, passati poi nel gioco più grande della sua poesia. Ma nelle Stampe troviamo veramente lui, d’allora, e le sue curiosità e le sue inquietudini: un bimbo che sa vedere, un poeta in nuce che scopre e scava. L'esperienza personale è interessante; ma lo è assai di più il quadro che ne risulta, l’ambiente ricreato ed illuminato con tanta precisione, il carattere dell'epoca reso con straordinaria felicità; i tipi e le figure presentati con la scioltezza, la cura e l’amore che son propri di codeste scritture palazzeschiane (i lettori ce ne possono far fede, chi parecchie di esse adornarono la terza pagina del nostro giornale). L’impegno letteràrio del libro di memorie non intacca neppure per un attimo l'autonomia del poeta di fronte al passato. Vedetelo alle prese con esso: la scioltezza di cui sopra è la norma costante dell’esperienza. Onde i ricordi si fanno avanti con le debite riverenze e s'allineano, ma il poeta non li adatta a schemi cronologici e letterari rigorosi, li lascia vagar come vogliono, li prende e li abbandona, li ritrova e ci si intrattiene a suo piacere. Bello è percorrere con lui le strade, i viali e te piazze di Firenze ottocentesca, sporgersi come lui dalla finestra a riconoscere uno per uno i passanti. Codeste Stampe incorniciano profili di donne che son quelle degli albi di famiglia, e ognuno di noi ha conosciuto una sora Fiammetta o una sora Sofia; rivedendole oggi così, vive per virtù d'arte, dove la particolare nota umoristica palazzeschiana s'allea alla nota romantica sotto una velatura di tenerezza, il diletto che si prova sfocia nella commozione. Oh! si, un bambino. Ma le occhiate sul mondo buffo della sua infanzia nascono da una curiosità la cui molla segreta è la stessa che muoverà più tardi la macchina della poesia palazzeschiana.
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Collezione: Diorama 27.07.32
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Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Aldo Palazzeschi,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 15 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/603.