Curzio Malaparte (dettagli)
Titolo: Curzio Malaparte
Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)
Data: 1932-08-24
Identificatore: 1932_387
Testo:
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Curzio Malaparte
Malaparte, a Parigi, spopola. Il successo della Téchnique du coup d’Etat è stato clamoroso; e altrettanto minaccia d’essere per Le bonhomme Lénine (ed. Grasset, 1932) col quale il nostro vuol provare ai cittadini della repubblica democratica conservatrice e mi. litarista che l’internazionalista Vladimiro Oulianov detto Lenin non è stato quel fanatico ambizioso e feroce che serve di spauracchio per il quietismo borghese. Niente: Lenin fu un modesto, timido, semplice uomo, borghesissimo tinche lui, una speme di francese, medio, insomma. La tesi è svolta da Malaparte col solito ingegno brillante, con la solita vivacità e spregiudicatezza: motivi ai quali il francese non resta mai insensibile. Donde il successo del libro, a parte la validità della tesi. Noi conosciamo già, per averlo letto due anni fa, un libro intitolato all’Intelligenza di Lenin dove si parte dalla formola « Candido in Russia non ha mai avuto fortuna » per arrivare a conclusioni analoghe sul conto dei fattori della rivoluzione russa e dei suoi moventi: e anche lì la mentalità liberale e borghese ci fa quella cioccolatesca figura di fronte alla quale siamo sempre lietissimi di battere le mani. Si capisce tuttavia che la tesi malapartiana possa dare sui nervi a qualche vestale degli ideali immarcescibili, che vorrebbe richiamarsi a opere documentarie, biografie, ecc., per dimostrare tutto il contrario. Questo cosa prova nella fattispecie? Meno che nulla. Malaparte ha fatto il viaggio di Mosca e ha contemplato in fondo al mausoleo della Piazza Rossa (vedi le ultime pagine del libro) il cadavere di Lenin, imbalsamato, truccato, disseccato dalla febbre, che somiglia a quello d’un vecchio impiegato in pensione morto nel suo letto. Lenin in una bara di vetro. Il vero Lenin oggi è questo: e non fa più paura, almeno a noi. Se fa ancora paura ai francesi, è un altro conto. Non è che Malaparte voglia concedergli delle circostanze attenuanti come ho letto giorni fa in un ebdomadario parigino. Il vero Lenin vien fuori dagli avvenimenti, dalla dittatura di Stalin e dal piano quinquennale. Che cosa c’è di marxistico in tutto ciò? L’ideale rivoluzionario ha durato integro appena lo spazio d’un mattino. E, sissignori, oggi il bonhomme Lenin nel suo mausoleo di Mosca ha sulle labbra stirate un sorriso di perfetto socialdemocratico. Che abbia distrutto molto non significa nulla. Non ha saputo costruire, e non perchè la morte gliel’abbia impedito.
Una tesi come codesta del bonhomme non vuol soltanto sbalordire, vuol essere capita ne’ suoi limili e nella sua portala. Del resto qualche francese medio farebbe bene a prendere altri contatti col metodo polemico malapartiano, magari leggendosi quel libretto presentato da Crémieux nelle edizioni Alcan dove sotto il titolo L’Italie contre l’Europe (originale: L’Europa vivente) è sviluppata la tesi della missione antiriformistica dell’Italia nel mondo presente, cioè della sua posizione di lotta contro gli aspetti attuali della Riforma, che sono il liberalismo, la democrazia e il socialismo, vale a dire il moderno. Per conto nostro abbiamo maggior dimestichezza col Malaparte artista che non col Malaparte politico: e letture come quella delle cantate dell’Arcitarliano e come quella degli otto racconti di Sodoma e Gomorra ci compensano di molte delusioni letterarie dei nostri giorni. Nelle « cantate * il tono popolaresco non basta a nascondere il fondo culturale fornitissimo, il gusto sempre vigile e le ottime conoscenze nell’olimpo classico: basterebbe la « cantata* del Bacchino (vi s’incontra un distico famoso: — Nei cipressi il vento di maggio — entra come un fiume sonoro) a stabilire precedenti e contatti non compiaciuti e dilettanteschi ma fatti, attraverso l’elaborazione artistica e la maturità spirituale, carne e sangue. Quando usci il libro di Sodoma è Gomorra con quella mano aperta in copertina dove si leggono le linee d’un destino marziale, amatorio e polemico, i segni d'un cuore coraggioso e tenace, rimpiangemmo che le cure della vita pubblica distraessero il Malaparte dalla sua naturale funzione di scrittore.
Collezione: Diorama 24.08.32
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Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Curzio Malaparte,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 01 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/643.