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Titolo: Il caso Gide

Autore: Non firmato (Lorenzo Gigli)

Data: 1932-09-28

Identificatore: 1932_433

Testo: OPINIONI
Il caso Gide
André Gide, l’autore di Corydon e dell Immoraliste, ha aderito pubblicamente al bolscevismo. Chi se ne meraviglia? Tutti i precedenti di questo scrittore-distruttore, la cui influenza, oggi fortunatamente in declino, è stata nefasta per le giovani generazioni intellettuali, spiegano la crisi recente, non potevano sboccare che in essa. Tuttavia la conversione di Gide ha suscitato molte discussioni in Francia e fuori (è recente un esemplare articolo di Roberto Forges Davanzati) e non occorre aver sguardi troppo sottili per scorgervi i segni palesi della débàcle morale di cui l’opera di Gide è un continuo « manifesto ». La sua personalità, il suo stile, i suoi modi capziosi di predicare il dubbio e d'esaltare la fecondità dell’inquietudine gli attirarono intorno una corona di discepoli, ed egli diventò a poco a poco non un animatore ma un affascinante espositore di idee-veleno, pur conservando le apparenze d’un romanticismo lirico e vago, d’una sorta di nuovo Jean-Jacques modernizzato. Un certo pubblico andò in visibilio davanti alle sue arguzie e alle sue omelie venate d’una punta di satanismo prudente, esitante, dissimulato. Il suo atteggiamento di indipendenza e di disdegno di fronte alle fortune e agli onori della carriera fu ed è senza dubbio sincero; la sua passione unir ca è quella di turbare le anime giovani, e non si può negare che vi sia riuscito. Oggi, dicevamo, l'influenza di Gide, che si è giovata dell'enorme disordine del dopoguerra, è in via di declino e sembra che egli medesimo sia stanco di sè; oggi molti giovani scrittori della nuova generazione non sono più sensibili che alla purezza del suo stile e si giustificano (sintomo di decadimento del nume) dicendo che il talento scusa tutto, anche se è dannoso.
In un brillante articolo Camille Mauclair esaminava in questi giorni i caratteri del bolscevismo gidiano: « Per un immoralista, un appassionato del non-conformismo, un grande borghese dipinto in rosso, tentar di guidare la gioventù, dopo averla saturala d'in quietudine, verso le certezze del paradiso sovietico, significa evidentemente crearsi ancora una parte, tentar di liberare se stesso e gli altri ». Il caso Gide può forse suggerire a taluni il confronto col caso Romain Rolland. Avrebbero torto. Infatti è lecito pensare che la posizione difficile e dolorosa in cui si trova, dopo una lunga successione d’opere generose e disinteressate, il Rolland sia dovuta in parte alla passione astratta dell'ideologia e a ciò ch’essa comporta d'ingenuità in un uomo al quale i pensieri nascondono le realtà viventi. Non v’ha, invece, nessuna ingenuità in quel corruttore nato che è Gide. « Il curioso si è — osserva il Mauclair — che la speranza gidiana della redenzione attraverso il bolscevismo è ancora e sempre una forma del suo sforzo assiduo per decalvinizzarsi. Gide non è senza rimorsi, e ciò ch’egli nega lo perseguilo. Ha un estremo bisogno di assolversi, di ripudiare per sempre le vecchie idee del peccato, del bene e del male. Le maledice perchè vi crede. Dove dunque sopprimerle, se non in un paese e in un sistema dove religione, famiglia, proprietà, patriottismo, onore non sono che sciocche invenzioni borghesi, dove tutti i valori sono rovesciati, dove l'amore tocca la suprema libertà animalesca, dove l'immoralismo è dio? E poi, vedere « ciò che questo può dare », ecco una curiosità ben gidiana: la curiosità dell'autopsia sociale... ». Conclude il Mauclair: « Adesso è probabile che, dopò essere stato festeggiato dagli uranisti tedeschi, Gide lo sia dalle autorità sovietiche come un neofita di qualità. Ciò affretterà il distacco da noi d'uno scrittore che non ha più altro di francese se non la lingua. Tenteremo di consolarcene ».

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 28.09.32

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Citazione: Non firmato (Lorenzo Gigli), “Il caso Gide,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 23 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/689.