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Titolo: Crisi del libro

Autore: Massimo Bontempelli

Data: 1933-01-25

Identificatore: 1933_87

Testo: Crisi del libro
Un giorno una intelligente e colta signora mi invitò a prendere il tè. Erano invitati anche Alfredo Panzini e Corrado Alvaro. Fummo accolti molto amabilmente. Sul tavolino di quella signora vedemmo un libro di Proust, un libro di Gide.
Le ho detto, mezzo scherzando:
— Oh signora, pensando che venivamo, perché non ha fatto trovare qui, invece di questi due, un libro di Panzini, uno di Alvaro e uno di Bontempelli?
La signora rimase colpita; poi con bella franchezza rispose:
— È vero; proprio non ci ho pensato.
O
Un’altra volta io e Umberto Notari ci trovammo a discorrere con una intelligente e colta signorina, che aveva desiderato le fossimo presentati.
Ci parlò con molta competenza di letteratura; conosceva a maraviglia Morand, Giraudoux, Lawrence. Disse cose assai fini intorno a Virginia Woolf. Aveva letto l'Ulisse di Joyce per intero in francese, e in parte in inglese.
Le domandai:
— Poiché ha desiderato di conoscerci, mi dica, che libri conosce di Notari e di me?
Mi rispose con molta franchezza:
— Non ho mai letto niente di loro.
— Come mai?
— Non ci ho pensato.
O
Una volta Maurois capitò a Roma. Una intelligente e colta signora ebbe il buon pensiero di offrirgli un tè. E pensò anche che era bene fargli incontrare qualche letterato italiano. Allora corse da una scrittrice di sua conoscenza, a domandarle:
— Mi dica, per piacere, qualche nome di scrittore italiano, per poterlo invitare al tè che dò a Maurois.
O
Un giorno incontrai una intelligente e colta signorina, che si mise a parlarmi di Ludwig, di cui conosceva tutte le opere.
Le domandai:
— Come mai ha letto tutte le opere di Ludwig?
Rispose:
— Perché adoro le biografie. Ho letto tutte le biografie della collezione Hachette.
— Adora le biografie? Certamente avrà letto l’Aretino e il Villon di Antonino Foschini. Sa, quello che ha avuto il Premio Viareggio.
— Lo so lo so. Ma non le ho lette. Non ci ho pensato.
O
La cosa sta appunto così. Non ci pensano. Sono piene di buona volontà. Ma mentre sacrificano ore di sonno, ore di tennis, ore di ballo, ore di bridge, e perfino ore di modista, per essere sempre pienamente al corrente della letteratura francese e inglese, e acquistarsi una certa conoscenza degli scrittori viventi d’America e di Germania, la letteratura italiana passa intorno a loro come l’acqua intorno alle piume del cigno. Non è che la disprezzino. Non è nemmeno che la ignorino: hanno sentito nominare i nostri scrittori, li incontrano con piacere, si fanno mettere la firma sull’album, ma a leggere un libro loro non ci pensano. A dirglielo, si maravigliano candidamente.
O
Di chi è la colpa, o dove è la causa, di un cosi strano fenomeno?
Cause complesse, colpe divise.
Uno dei colpevoli è il giornalismo italiano.
Una letteratura ha bisogno di lettori. Il lettore non è un letterato. Per il lettore, il libro prima che un fatto spirituale è un fatto di cronaca.
Una delle ragioni che han data per mezzo secolo una così sproporzionata diffusione al libro francese (ho detto una delle cause) si è la grande solidarietà che tutta la nazione francese ha sempre avuto con la sua letteratura, nel compito di atteggiarla continuamente a fatto di cronaca mondiale.
In Italia il maggiore e miglior veicolo di cultura sono i giornali. Ma quasi tutti i nostri giornali (i presenti sono sempre eccettuati) si sono ostinatamente rifiutati al dovere di considerare anzitutto l’uscita di un libro come un fatto di cronaca, di attrezzarsi a questo ufficio sistematico.
O
Se una serva cade dalle scale e si rompe un braccio, la mattina dopo tutti i giornali lo annunziano; e se uno di essi non ha avuto la notizia, il direttore dà una lavata di testa al cronista.
Ma se uno scrittore italiano, anche dei migliori, scrive un romanzo, vi saranno sì e no sei sette giornali che ne dànno la notizia, con tutto comodo, anche due, tre, sei mesi dopo. E tra loro non c’è nessuna gara in questa materia. Se poi al redattore letterario un autore è antipatico ed egli crede bene di boicottarlo, nessun direttore si sognerà di richiamare il redattore al suo dovere.
Questo non è disinteresse generale per le cose dell’arte.
C’è una curiosa scala degli interessamenti del giornale. (Parlo sempre dei quotidiani; dato che in Italia non esistono settimanali). Una colonna in media per ogni spettacolo teatrale, colonna sempre puntualmente pronta il giorno dopo l’avvenimento, anche se di nessuna importanza. E va bene.
Un po’ minore la diligenza per gli avvenimenti di musica che non sia teatrale. Tuttavia i concerti d’importanza son trattati, e a tempo. Le trascuratezze non riguardano che le zone minori (C’è qualche grave eccezione, ma non voglio allargare la questione).
Una notevole negligenza comincia a segnalarsi quando dalla musica si passa alle arti figurative. La critica e il rendiconto delle esposizioni, quando non si tratta delle due o tre consacratissime, diventa una specie di piacere personale che il critico può fare o non fare all’espositore. Parecchie esposizioni passano tra il più glaciale silenzio, ed erano molto più interessanti che certe commedie od opere od operette.
Questa che sto facendo è fondamentalmente una graduatoria del rispetto giornalistico verso le varie arti. Al teatro rispetto 10, alla musica da camera 7, alle arti figurative 6.
In fondo alla scala viene il libro. Rispetto zero.
O
Forse che escono troppi libri? No, non è per questo. Qui non si scende nemmeno per una gradazione di vero o presunto merito. Per il quotidiano il parlare del libro non è mai « necessario ». L’uscita d’un libro non è un « fatto ». Libri importanti, di autori in vista, passano nelle redazioni tra il più ostinato silenzio. La segnalazione del libro è saltuaria e capricciosa. È un caso, un riempitivo. È un fatto personale tra recensore e autore. Non importa al giornale se un collaboratore ha dedicato due colonne a un libro nullo d’un autore nullo, mentre si son date dieci righe a un libro importante, e si son taciuti del tutto dieci libri d’autori segnalatissimi.
Forse anche i giornali fanno come le signore e signorine intelligenti e colte. Trattano con molto garbo gli
scrittori, sono larghissimi di ospitalità alla « questione del libro »; ma poi quando si tratta di leggerlo, il libro italiano, s'incantano; non ci avevano pensato.
O
Or sono sei mesi, e precisamente il 10 dello scorso luglio, ho fatto pubblicamente una proposta su questo argomento. Era diretta insieme al « Sindacato autori scrittori » e al « Sindacato, giornalisti ».
Poiché molti giornali mostrano una speciale predilezione per il comunicato, penso che il Sindacato autori e scrittori dovrebbe creare un ufficio di ottimi recensori, il quale settimanalmente (o due volte la settimana? ) compili un nitido, equilibrato e compiuto bollettino espositivo e critico di tutti i libri italiani usciti nella settimana. Ho detto « compiuto »: a un libro si dedicheranno ottanta righe, a un altro venti, a un altro due, ma vi siano tutti. E il Sindacato giornalisti ha modo di fare che ogni quotidiano sia in obbligo di pubblicare subito questo bollettino.
Naturalmente ogni giornale avrà la possibilità di fare servizi più ampi, di dedicare un intero articolo al libro che il bollettino avrà segnalato con venti righe, di dare una valutazione critica del tutto diversa da quella del bollettino. Ma il bollettino dovran pubblicarlo tutti, e rappresenterà il minimum di informazione libraria da parte del giornale.
Possono bastare tre o quattro redattori-critici, scelti, s'intende, con grande oculatezza. L’unica cosa difficile nell’attuazione della mia proposta sarà appunto la scelta di questi recensori. (Attenti a non prenderli tra quegli avanzi della « rieducazione critica » crociano-papiniana).
Poiché la cosa dovrebbe essere fatta in collaborazione dai due Sindacati che ho detto, proponevo che l’iniziativa potrebbe essere presa dalla Confederazione dei Sindacati fascisti professionisti e artisti.
Come ho detto, questa proposta l’ho fatta il 10 luglio. I giornali non se ne sono affatto interessati, ma il Presidente della detta Confederazione la ha accolta con molta considerazione.
Massimo Bontempelli.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 25.01.33

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Citazione: Massimo Bontempelli, “Crisi del libro,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/897.