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Titolo: Una parola al giorno - Bohémien

Autore: Paolo Monelli

Data: 1933-02-08

Identificatore: 1933_115

Testo: Una parola al giorno
Bohémien
Questa parola in francese significa tanto boemo (cioè abitante della Boemia, in francese la Bohême), quanto zingaro. Tutti sanno chi sono gli zingari: popolo errante, proveniente dall’India, che parla una sua lingua sànscrita, di tipo bruno e magro; gente abilissima nel rubare, nel mendicare, nel trafficare cavalli; calderai, fabbri, indovini, violinisti. Gli zingari si chiamano da sé rom, che vuol dire uomo (romgni donna; romane ciave, cioè figlio dell'uomo, il loro popolo).
La parola zingaro deriva dal greco athìnganos che vuol dire letteralmente « non mi toccare, noli me tangere »; gli athìnganoi erano una setta eretica vivente in Asia Minore intorno al nono secolo, che schivava ogni contatto con altra gente; erano in fama di magi, d'indovini, d'incantatori di serpenti. Quando, all'inizio del 14° secolo, comparvero nell'Eu-ropa orientale i primi zingari provenienti dall'India, furono identificati con quegli antichi eretici di cui ancora si serbava memoria, e ne ricevettero il nome (turco cingiane, romeno zigan, ungherese czigany [pron. cigàni]. La forma tzigani da noi male usata è presa dalla grafia francese, tziganes o tsiganes, della parola ungherese; ed è usata specialmente per indicare gli zingari violinisti o semplicemente i violinisti che suonano musica nazionale magiara, che il Liszt, pare con molta esagerazione, fa derivare esclusivamente dalla musica zingara). Per l'erronea credenza che essi fossero originari del basso Egitto, gli zingari furono e sono tuttora chiamati in Inghilterra gypsies o gipsies (sing. gypsy o gipsy, pron. gipse; da Egyptian), in greco moderno gyphptoi (pr. ghifti), in spagnolo gitanos (pr. hitànos, con l'h fortemente aspirata). Altri popoli per la stessa ragione li hanno chiamati faraoni, egiziani, ecc. Infine i francesi li chiamano bohémien, perché creduti per alcun tempo originari della Boemia, dei cui Re mostravano lettere di protezione.
Deriva da tutto quanto precede che bohémien, gitano, tzigano, zingaro, da taluno credute quattro parole distinte per diverse designazioni, sono la stessa e unica cosa: la bruna gitana cara agli scrittori di cose di Spagna è una negra zingara; la musica tzigana è musica zingara (quando non sia musica ungherese).
Da noi si usa molto bohémien per indicare uomo disordinato, scapigliato, che vive in dispregio del denaro e delle convenzioni sociali; spesso artista, letterato, ecc. In realtà i francesi per dire questa cosa usano la parola bohème, riservando bohémien ai boemi e agli zingari. Bohème indica inoltre in francese l'insieme delle persone sopra descritte; tutti ricordano il titolo del libro del Murger, Scènes de la vie de bohème (Boemia si scrive invece la Bohême). Noi abbiamo le parole scapigliatura e scapigliato, che nacquero al tempo degli ultimi romantici lombardi (Boito, Rovani, Praga, una dozzina d'altri). Ma nell'uso comune bohémien può essere sostituito, con la stessa metafora, da zingaro (vita da zingaro; vita zingaresca; abitudini zingare); dicendo bohème (non mai bohémien) quando sia necessario definire quel particolare periodo, modo, costume, d’onde il libro del Murger e l’opera del Puccini.

File: PDF, TESTO

Collezione: Diorama 08.02.33

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Citazione: Paolo Monelli, “Una parola al giorno - Bohémien,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 17 maggio 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/925.