Lettera da Viareggio: alla scoperta dei letterati (dettagli)
Titolo: Lettera da Viareggio: alla scoperta dei letterati
Autore: Aristide
Data: 1934-08-01
Identificatore: 1934_323
Testo:
LETTERA DA VIAREGGIO
Alla scoperta dei letterati
Viareggio, luglio
Cara Irene, sono alla fine arrivato a Viareggio e dopo le ventiquattr’ore di treno davvero mi son sentito leggero camminando, alla fine, per terra. È Viareggio una cittadina-cittadona con una stazioncella del tutto paesana, come del resto paesani appaiono i dintorni della ferrovia a chi giunge da lontano aspettando, data la fama di questa riviera, subito superbia di architetture e sfarzo di strade; le quali, ahimè, quel poveraccio di un forestiero le troverà, diamine, dopo tre minuti di tassì, ovvero sei di tram, oppure dodici di passeggiatina a piedi, oppure, nè il calcolo falla, dopo ventiquattro minuti di quieta carrozzella. Si passa fra case alla marinara, alle finestre e agli usci di cui quasi mi verrebbe dalla penna descriverti appesi velacci e reti che non ci sono: la gente che incontri è bruna, belle le donne e gli uomini spavaldi anche quando brutti e con gli occhi, il naso, le labbra, gli orecchi rosi dal salmastro continuo: e l’accento, poi, non del tutto toscano t'avverte, ogni tanto, che la Liguria è vicina.
Ma ora dovrei pur parlarti di quella letteraria Viareggio per la quale le ventiquattr’ore di treno assai mi pesano, o dolcissima Irene, così lontana. Sappi tuttavia che la Viareggio dei letterati fiorentini, romani, milanesi dorme. Credetti di trovar un ordinato Parnaso e invece ecco che mi si dice il capriccio badar di sera in sera a riunire in un caffè o in un altro quei quattro letterati e quelli otto pittori che giovino a mettere insieme un poco di artistico fracasso. Ho incontrato un giovane, che in segreto si deve piccare di lettere (aveva in mano una verde « Medusa » sicché io ho pensato: « Ecco un romanziere italiano! »), e va detto che utile mi è la sua conoscenza integrale di quanto all’ingrosso possa dirsi letteratura. Il giovane mi ha chiesto notizie del mio ultimo romanzo e davvero mi è occorso spiegargli come io l'abbia lasciato, insieme a te, a ventiquattr'ore di treno da qui. Comùnque mollo per suo mezzo ho saputo: che quest'anno ogni buon scrittore italiano porta maglia sbracciata prediligendo i più accesi colori: che spira aria di perdono reciproco, di fratellanza; eppoi anche le località che i singoli scelsero per viverci un mese o due di letteratissima vita antiletteraria, abbronzandosi come bagnini, giurando ogni giorno di non scrivere una parola, godendosi il sole a panciallaria, mangiando cacciucco pepato e bevendoci su vino toscano: « Qui finalmente lo scrittore italiano torna a vivere uomo fra gli uomini; — ha esclamato il mio giovane amico — il voto di tutta una generazione è qui che si compie! ». E io di rimando volevo obbiettargli: « Perchè allora proprio qui, nei brevi quindici chilometri che corron fra il politeama di Pea e la villa di De Robertis al Cinquale, d'anno in anno si fissan ritrovo? Perchè non a caso, ognun secondo il suo gusto, non va a finire in uno dei diecimila porticiattoli dei tre mari italiani? ». Solo che muto mi ha reso un sì giovanile candore.
Poi da lui ho saputo i ben limpidi nomi di coloro che dal politeama del serravezzese-egiziano alla villa del lucan-fiorentino marittimamente vivono.
Chi è già giunto, chi a giorni s'attende; le cronache cittadine di Viareggio, di Camaiore, di Pietrasanta, del Forte de' Marmi li registreran subito quelli ospiti illustri arrivati sui loro lidi, e anche a noi spetta di far qualcosa di simile ma all’ingrosso, senza badar troppo al bell’ordine geografico. Mi si parla di Ardengo Soffici, il qual nostro scrittore e pittore disdegnando i luoghi convulsi preferisce il quieto caffè « Roma » accanto a un vecchio fortilizio marinaro; poi di Angioletti sceso da Praga a ritrovar la calda stima dei suoi amici, e di Pellizzi similmente da Londra: e di Carrà e di Dino Terra e di Carena e Romanelli, e di Carocci seppur un passeggero richiamo alle armi gli rubi un po' mare: in quanto a Moravia è a Loria, questi due crudeloni di romanzieri mi si afferma esser volanti: chi li vide al sud e chi alla medesima ora al nord; un gran mistero certo quella loro velocità! Per mezza Italia v’è appuntamento. Si vedranno Gian Capo, Giusso, Falqui a braccetto con De Michelis, magari? E non capiterà su questi lidi Zavattini forse nascosto fra i diecimila ambrosiani cui un treno popolare farà, in un lampo, intraveder il Tirreno?
Per mezza Italia v'è appuntamento. Perfino Titta Rosa, confinatosi questa estate a Cattolica, una corsa svelta a Viareggio per dar la mano agli amici dovrà pur farcela. Gente di Roma, romana o tra i colli abbarbicatasi, è visibile di tanto in tanto vuoi nella stravecchia città come in qualche bel luogo del litorale. Così Gherardo Casini, così Mino Maccari, essendovi il qual Mino pur quel famoso Leo Longanesi dovrà capitare. E tu li conosci, o Irene? Credo di no, ed è proprio una disdetta per quei due fieri dragoni.
Mi ha detto quel mio giovane amico, in sospetto di lettere collettivistiche per via delle verdoline « Meduse »: — Il premio è un gran mistero. Impenetrabili sono i volti di Amicucci, di Rontempelli, di Pirandello: Vergani troppo parla di Martano e di Vietto, Rèpaci rifà chiuso in casa il suo gran giro intorno al mondo. — È proprio così: non ci si capisce nulla in specie ora che qua e là ti dicono: — O gran modestia di Allodoli e Trabalza i quali il loro libretto ammonitore intendon tirare in disparte! — Davvero gran scompiglio avrebbe portato sulla spiaggia il libriccino dei due professori. Te li immagini, mia cara, i bagnanti e le bagnanti, loro che così bene dicon le parole angle e franche e teutoniche, costretti a scoprir alla fine che è errore scriver « più meglio » o « più peggio »?
Così stanno le cose viareggine: qui Pea, Jenco e Viani fan gli onori di casa, ognun per suo conto s'intende, per distribuirsela la gran fatica. Io alloggio davanti al mare, bastandomi per la pensione una trentina di lire per giorno, le quali quaranta doventeranno, allorché al colmo di agosto il litorale avrà i suoi centomila mezzonudi. Certo molto ho da scriverti in una prossima lettera, e assai penso a te, o Irene, perchè mi sembri per sempre perduta; ti abbraccia intanto il tuo
Aristide.
Collezione: Diorama 01.08.34
Etichette: Aristide
Citazione: Aristide, “Lettera da Viareggio: alla scoperta dei letterati,” Diorama Letterario, ultimo accesso il 21 novembre 2024, https://dioramagdp.unito.it/items/show/1688.